Essere CEO di se stessi? Yes, we can

di Fabrizio Scatena

6 Settembre 2011 10:00

In un mercato del lavoro in mutamento e privo delle certezze del passato, imparare ad autogestirsi aiuta a raggiungere il successo professionale.

Oggi non esistono più le certezze che hanno caratterizzato il mercato del lavoro degli ultimi decenni. Tranne che per i casi limitati, le nuove generazioni di lavoratori non potranno più contare sul “posto fisso”, e sul contratto a tempo indeterminato.

I lavoratori della conoscenza in particolare sono la categoria più sottoposta alle nuove condizioni di instabilità del mercato del lavoro. Che fare? Ci sono due alternative: entrare in conflitto con il sistema industriale per ristabilire o rinegoziare le tradizionali condizioni lavorative, oppure diventare CEO e “Capi” di se stessi.

Soffermiamoci sulla seconda delle due alternative, perché ad oggi sembra più realistica, anche se più rischiosa rispetto alla sicurezza del posto fisso.

Essere CEO di se stessi apre delle opportunità per chi è dotato di intelligenza e volontà, ma con le opportunità ci sono anche le responsabilità.

Oggi le aziende sono sempre meno disposte a gestire la carriera dei loro dipendenti, per questo i lavoratori della conoscenza dovrebbero diventare CEO di se stessi e trasformarsi in una sorta di autoimprenditori che gestiscano, oltre che la propria immagine, anche la propria professionalità.

Ma per arrivare a questa meta è necessario applicare un processo di autoanalisi costante, ed acquisire una profonda conoscenza di se stessi e delle proprie potenzialità: capire quando cambiare lavoro, acquisire nuove conoscenze, essere produttivi per un periodo lavorativo di quarant’anni e più, sono soltanto alcuni degli elementi da valutare per intraprendere la strada dell’autonomia.

Sfruttare e conoscere al meglio i propri punti di forza è un presupposto fondamentale per diventare lavoratori e professionisti indipendenti. Inoltre dovremmo capire: quali sono i nostri punti di  debolezza, come apprendiamo, come lavoriamo con gli altri, quali sono i nostri valori e dove possiamo dare il migliore contributo.

Solo conoscendo questi aspetti raggiungeremo livelli di eccellenza nei campi in cui ci applicheremo, perché autogestendo il nostro lavoro e tenendo in considerazione gli obiettivi che vogliamo raggiungere (economico-finanziari, sociali, umani, ecc.), saremo in gradi di auto – dirigerci. In pratica dobbiamo ambire ad essere dirigenti di noi stessi.

Del resto i grandi personaggi della storia come Napoleone, Leonardo e Mozart si sono sempre autogestiti. Per noi uomini comuni, e lavoratori immersi in un mercato del lavoro altamente instabile, questa potrebbe essere la strada maestra da seguire per realizzarci.

A condizione che anche le istituzioni e lo Stato riconoscano il valore dei lavoratori della conoscenza per la ricchezza e l’innovazione che possono apportare alla società. Questi soggetti dovrebbero tutelare i lavoratori indipendenti con adeguate misure di Welfare, piuttosto che sostenere solo chi è già ampiamente protetto da forme contrattuali stabili, oppure saremo costretti a trovare nuove soluzioni.