“Non puoi fare una buona economia con una cattiva etica“. A confutare la convinzione di Ezra Pound oggi arriva uno studio realizzato da Andrew Hussey, docente del dipartimento di economia dell’università di Memphis, pubblicato sulla rivista Journal of Economic Behaviour & Organization. Stando ai risultati sarebbe addirittura meglio eliminare “referenze etiche” dal proprio curriculum vitae, pena una diminuzione dello stipendio.
Tra i professionisti intervistati, infatti, quelli che hanno dimostrato, attraverso il proprio percorso di studi, di dare più spazio ai valori etici, hanno retribuzioni più basse, con penalizzazioni che arrivano fino al 6,5% in meno rispetto ai più “spregiudicati” colleghi. Le cose cambiano per le donne: per loro la retribuzione può essere più alta del 5,5% della media se nel cv indicano studi specifici sui temi legati all’etica.
Ad aumentare l’irrazionale dislivello c’è la percentuale di guadagno degli uomini “scorretti”: il 7,1% in più rispetto alle colleghe donne. La ricerca di Andrew Hussey si è concentrata sull’analisi del periodo che va dall’entrata degli studenti nelle business school alla prima fase di management, coprendo la fase formativa sostanziale per lo sviluppo di valori etici che influiscano sulle scelte aziendali. In totale otto anni durante i quali si compie la maturità professionale, tra addestramento e vita sul campo.
A sostenere il valore etico delle imprese in Italia, è invece Patrizia Fontana, partner della società di head hunting Carter & Benson, attraverso la promozione del “manager etico” che renda l’etica un valore economico per l’impresa. Anche se i top manager cooperativi italiani, con circa il 30% di guadagni in meno in busta paga, confermano il trend poco remunerativo dell’adesione a principi etici nella gestione aziendale. In Cina, invece, il modello di riferimento prevalente dei top manager pare sia Confucio, come spiega bene Valeria Zanier, docente di Economia politica della Cina all’Università Ca’ Foscari di Venezia e formatrice di intercultural management, nel suo recente libro “Dal grande esperimento alla società armoniosa. Trenta anni di riforme economiche per costruire la nuova Cina“.
A chi, nonostante tutto, ancora sostiene la lezione di Pound, è indirizzato il Premio Socialis che dal 2003 riconosce le migliori tesi di laurea su temi come l’etica nell’economia, la responsabilità sociale delle imprese, lo sviluppo sostenibile, il marketing sociale e tutto ciò che possa riabilitare il binomio manager ed etica.