Per cercare lavoro, aziende e candidati si rivolgono sempre più ai social media. Ma soprattutto alla versione a pagamento, che “rende” di più di quella gratuita. Adecco, agenzia ricerca lavoro e gestione delle risorse umane, ha curato una ricerca realizzata coinvolgendo più di 500 società e 9.100 candidati chiedendo loro proprio cosa pensassero di questo canale per iniziare o migliorare la propria carriera.
Per l’analisi dei dati raccolti hanno collaborato Ivana Pais, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e Martina Carlino, dell’Università degli Studi di Brescia.
Il 4% degli intervistati ha dichiarato di utilizzare la formula premium, a pagamento, dei social media. Di questi il 52% viene contattato dalle aziende e il 19% trova un lavoro, mentre la percentuale scende rispettivamente al 41% e al 10% per chi li utilizza soltanto in forma gratuita. La maggior parte degli intervistati è però ancora lontana dall’utilizzare il web 2.0 come un vero e proprio canale di ricerca di un impiego, nonostante faccia uso frequente dei social media: il 62% degli utenti non ha mai inviato candidature in risposta ad annunci pubblicati su social network.
Sono gli over 45 ad affidarsi maggiormente alla ricerca di un lavoro tramite questo canale visto che il 42% di questa fascia invia il proprio curriculum vitae attraverso i nuovi canali digital e supera di qualche punto percentuale la fascia 26-35 (39%) che risulta, però, quella più premiata e ricercata dai selezionatori.
Per le aziende che utilizzano i social media a fini di recruiting, LinkedIn (55%) e Facebook (24%) rappresentano i due strumenti più sfruttati per individuare un bacino di candidati mirato e scremato, mentre le preferenze si invertono tra chi cerca lavoro, che si affida al contrario più a Facebook (52%) che a Linkedin (31%).
Sebbene i social media siano in cima all’Olimpo oggi, candidati e Hr manager ancora faticano a vedere nei social media degli strumenti professionali: il 53% degli intervistati non li ha ancora utilizzati per la ricerca di un impiego e il 51% dei selezionatori non li ha ancora annessi agli strumenti utili alla propria attività di recruiting. Le persone che dichiarano di averne fatto uso per cercare una nuova occupazione il 41% lo fa da poco tempo (meno di un anno), il 39% da più di un anno e una parte più modesta, pari al 20%, da oltre tre anni. Percentuali analoghe sono state registrate tra le imprese.
Secondo l’indagine, tra le persone “digital” il 38% ne fa uso per cercare offerte direttamente sulle pagine e profili aziendali e il 29% per dare visibilità al proprio curriculum. Tra gli Hr il 25% dichiara di averli utilizzati per individuare un bacino di candidati più mirati, il 21% per allargare il bacino di utenza e il 17% per controllare quanto riportato nel curriculum vitae.
Su cosa puntare? Su un profilo aggiornato e curato. Il 31% dei selezionatori, infatti, valuta positivamente profili online curati e professionali, il 20% la personalità proattiva dei candidati e il 18% referenze e commenti postati da altre persone.