Finmeccanica: Orsi, confermate le deleghe

di Floriana Giambarresi

18 Maggio 2012 12:00

In Finmeccanica non c'è alcun spacchettamento delle deleghe, e l'ad Giuseppe Orsi ha conservato intatte tutte quelle che gli erano state date.

Finmeccanica esce da un anno davvero molto difficile, dove ha registrato una perdita di 2,345 miliardi nel bilancio e nessun dividendo ai soci, ma secondo quanto spiegato da Giuseppe Orsi, presidente e amministratore delegato del gruppo, non v’è alcuno spacchettamento delle deleghe. “In ogni società ci sono persone con compiti e ruoli diversi”.

Non cambiano dunque, almeno per ora, gli equilibri di Finmeccanica, dato che il cda che ha seguito l’assemblea ha deciso infatti di confermare al direttore generale Alessandro Pansa. Nessuna nuova delega per lui come era stato ipotizzato nelle scorse ore. Come affermano varie fonti vicine al gruppo, “non è cambiato niente nel rapporto tra Orsi e Pansa. Nulla toglie che Orsi posa autonomamente decidere di affidare degli ulteriori compiti a Pansa ma in qualità di direttore generale”.

Dopo la nomina a direttore generale, a Alessandro Pansa furono attribuiti dal consiglio i seguenti poteri: “le responsabilità delle attività di Corporate nelle aree Economico-Finanziaria, Legale e Societario, Servizi e Operations con responsabilità riferite alle attività operative del gruppo relativamente alla Governance Tecnologica, alla definizione di Prodotti e Programmi, alla gestione di processi industriali, alle attività di razionalizzazione e valorizzazione delle sinergie industriali tra le aziende del gruppo”.

Orsi aveva affrontato, durante l’assemblea, un altro importante punto, ovvero la cessione degli asset civili (energia e trasporti). A quanto pare, non c’è “nessuna svendita, né la volontà di modifica del perimetro industriale, ma solo una diversa visione della ownership”. L’ad di Finmeccanica ha sottolineato che tra le condizioni poste dal gruppo ai possibili acquirenti ci sono il “garantire l’integrità degli impianti e il loro sviluppo”, seguendo questi criteri: “il mantenimento in Italia delle capacità ingegneristiche e industriali ad un livello non inferiore a quello attuale; il mantenimento nonché la futura crescita dei livelli occupazionali domestici; l’aggiornamento tecnologico delle realtà italiane nel medio/lungo termine”.