Crisi: com’è cambiato il manager

di Floriana Giambarresi

13 Maggio 2013 13:00

Cosa serve oggi a un dirigente per avere successo? Flessibilità e resilienza, ma non solo: ecco tutto da una ricerca Korn/Ferry.

Grazie al nuovo studio “The New European Executive” realizzato da Korn/Ferry International, è possibile comprendere come i dirigenti europei di nuova generazione siano cambiati con la crisi economica, e soprattutto come siano cambiate le chiavi per il successo del manager.

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«In un panorama così imprevedibile – commenta Maurizia Villa, managing director di Korn/Ferry Italia – per avere successo un manager deve essere in grado di gestire l’incertezza economica ma anche la propria emotività, oltre ad avere il coraggio di accettare sfide complesse da concludere in breve termine, adottando però un approccio più imprenditoriale e meno garantista tipico del Paese Italia. Così, se fino a qualche anno fa selezionare profili di questo tipo era un vero e proprio lusso per le aziende, oggi è diventata una questione di sopravvivenza».

Una questione commentata anche dal manager Simone Pezzoglio di Doxametrics, il quale ha spiegato cosa serve oggi a un dirigente per avere successo: «flessibilità e resilienza, bisogna sapere fare tutto e allo stesso tempo avere i nervi saldi e una dose di coraggio. Poi i risultati arrivano». 

In Europa la crisi ha colpito anche moltissime aziende, che sono state costrette a chiudere, lasciando numerosissimi manager senza lavoro. «Le conseguenze sono evidenti – spiega Flavio Leone, HR area director di Estée Lauder – l’espulsione di molti dirigenti e quadri dal mondo del lavoro ha spinto molti manager a diventare più flessibili, accettando stipendi più bassi e incarichi a breve termine, tutto pur di tornare operativi». 

Questo ciò che è accaduto: «figure manageriali che un tempo erano poco utilizzate oggi sono cresciute notevolmente come i temporary manager, ovvero i professionisti che, lavorando su progetti definiti nel tempo, sono ormai diventati molto più simili a liberi professionisti. Ma penso anche ai dirigenti di reti di impresa che consentono alle pmi, aggregate tra loro, di avere una cultura manageriale di un certo livello, altrimenti eccessivamente costosa. Tutti questi esempi, un tempo erano casi di scuola, oggi sono diventati reali».

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