Parlare al lavoro della gravidanza

di Francesca Vinciarelli

19 Settembre 2016 08:00

Gravidanza e lavoro, come comunicare e comportarsi con colleghi e capo.

Le donne sul lavoro cercano di farsi spazio tra gli uomini, ancora in maggioranza, lottano per i propri diritti e si impegnano ad essere considerate alla pari. Una battaglia che ottieni, pian pian, i suoi riscontri ma che cela ancora oggi delle paure e dei timori tutelati a metà.
Sia la donna che l’uomo nel percorso della propria vita affrontano degli eventi, per la donna però è più complesso gestirli e proprio per questo, ingiustamente, spesso si ritrova ad avere i bastoni tra le ruote e a dover combattere con i pregiudizi.

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Perché si parla di una differenza nella gestione degli eventi? La differenza fa riferimento ad eventi che per la donna sono più invasivi, come può essere la gravidanza. Una donna non può di certo nascondere o far finta di niente di fronte tale scoperta, ma deve per forza comunicare tale evento al proprio capo.
L’errore principale si trova nel classificare un tale evento come una complicanza ed una problematica. Le donne lavoratrici sono tutelate da delle leggi ben precise, anche in caso di maternità, ma anche dopo tutto ciò sono presenti casi di induzione al licenziamento.
Sperando che questi eventi diminuiscano fino a scomparire, bisogna porre l’attenzione al primo passaggio, nonché come comunicare di essere incinta. Prima di capire il modo migliore, bisogna precisare che spesso le donne, fin che possono, tengono nascosta tale novità, con tutti i rischi che questa decisione può portarsi dietro per la mamma e per il bambino. Una decisione presa per la paura di perdere il lavoro, per la paura di confronto con il capo e anche con i colleghi.

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Ovviamente tutto ciò non deve mai essere fatto, le donne e le donne in gravidanza hanno dei diritti e per questo non si deve cedere alla paura. Per le mamme dipendenti esistono una serie di diritti intoccabili, la legge vieta, infatti, al datore di lavoro di licenziare la lavoratrice madre dall’inizio del periodo di gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino. La legge interviene inoltre a tutela della lavoratrice riconoscendole l’indennità di maternità anche nel caso in cui la stessa presenti le dimissioni volontarie nel periodo che va dall’inizio della gestazione fino al compimento di un anno di vita del bambino.

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Il primo trimestre della gravidanza è il più delicato è può essere giusto aspettare tale periodo, ma non bisogna mai superarlo. Questo perché comunicare la gravidanza in tempi ragionevoli permette anche di usufruire delle tutele fornite dallo Stato, oltre al congedo di maternità obbligatorio si può infatti iniziare a valutare quando rientrare al lavoro e quindi decidere se sfruttare anche il congedo parentale. Inoltre, in caso di gravidanza a rischio potrebbe essere necessario avvalersi della maternità anticipata. La scelta di comunicare la gravidanza può essere utile anche per organizzare al meglio il proprio lavoro, non solo prima di entrare in maternità ma anche quando si rientrerà in ufficio dopo la nascita del bambino.

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Ed infine a prescindere dal rapporto di confidenza che si ha con il datore di lavoro, quando bisogna comunicare tale notizia è sempre preferita la comunicazione verbale. Ovviamente non ci sono delle regole per quanto riguarda il contenuto della comunicazione, ma deve essere semplicemente sincero e naturale.