Niente mela in Galleria, i fan milanesi dell’azienda di Cupertino dovranno rinunciare all’Apple store all’ombra del Duomo. Il gruppo fondato da Steve Jobs, infatti, non è riuscito a vincere l’asta bandita lo scorso 9 maggio dal Comune di Milano per ottenere gli spazi, oggi occupati da McDonald’s, che affacciano sull’Ottagono. Sarà Prada, già presente in Galleria Vittorio Emanuele dal 1913, a trasformare i quasi 5 mila metri quadrati su otto piani in un nuovo tempio della moda made in Italy.
La Commissione Gare, riunitasi lo scorso 3 novembre, ha premiato l’offerta economica presentata dalla maison di Miuccia Prada, con un rialzo del 150% del canone annuo posto a base di gara, fissato a 2 milioni e 118 mila euro per i primi 5 anni e a 3 milioni e 629 mila per i restanti anni della concessione, in totale di 18 anni. Prada si è detto dunque disponibile a pagare oltre 5 milioni di euro all’anno per 5 anni e circa 9 milioni per i restanti anni di contratto, oltre a sostenere le spese di ristrutturazione e adeguamento funzionale previste dal bando. “L’offerta di Prada da sola – ha commentato l’assessore alla Casa e Lavori pubblici del Comune, Lucia Castellano – vale quanto tutti gli altri introiti che l’amministrazione comunale incassa dalla Galleria”.
Le altre offerte, 25% in più di Gucci e 1% in più di Apple, non hanno retto il confronto anche se nella valutazione culturale il punteggio più alto è stato quello assegnato al progetto Apple al punto che, pochi giorni fa, Peter Bohlin, l’architetto prediletto da Jobs per i propri store, aveva preannunciato in un’intervista: “Ce l’abbiamo fatta”. Delusi invece i fan della mela che si aspettavano un’offerta più alta a dimostrazione dell’interesse reale di occupare uno spazio nel salotto di Milano da aggiungere agli store di Carugate e Rozzano (a est e a sud della città), fuori dalle luci del centro. A consolarli ci saranno le prossime inaugurazioni del restyling del celebre cubo sulla Fifth Avenue e del nuovo store nella Grand Central Terminal a New York. Prada invece conferma il suo ruolo storico e strategico nella città di Milano, come esempio di tradizione e modernità made in Italy, anche in vista di Expo 2015.
Pensando ai precedenti negozi Prada, dalle realizzazioni degli archistar Rem Koolhaas e Herzog & de Meuron fino all’installazione-tributo Prada Marfa in Texas, l’attesa ora è tutta sull’opera finale.