Dal 1990 al 2010 gli investimenti in opere pubbliche sono diminuiti fino a raggiungere quota 29 miliardi di euro con una contrazione reale del 35% mentre il Pil ha conosciuto un aumento del 21,9%.
Sono questi alcuni dati della ricerca “Tornare a desiderare le infrastrutture. Trasformazione del territorio e consenso sociale” realizzata dal Censis nell’ambito dell’iniziativa annuale «Un giorno per Martinoli. Guardando al futuro».
Nella ricerca si spiega che nello stesso periodo, ovvero dal 1990 al 2010 la spesa per prestazioni sociali ha raggiunto quota 442,6 miliardi di euro con un incremento del 397,4% . Il divario tra l’Italia ed il resto dei Paesi europei in termini infrastrutturali resta importante. Dal 1990 la rete autostradale italiana è cresciuta del 7%, nel Regno Unito dell’11,9%, in Germania del 16,5%, in Francia del 61,8%, in Spagna del 171,6%. In venti anni l’Italia è passata dal secondo all’ultimo posto per quanto concerne le ferrovie veloci.
L’Italia quindi ha molto da recuperare rispetto agli altri Paesi europei e sembra che la maggioranza degli italiani abbiano compreso l’importanza di investire nella rete infrastrutturale. Infatti, secondo un’indagine CENSIS-Rur il 58% degli italiani è convinto che per tornare a crescere è indispensabile realizzare nuove infrastrutture. Il 42% ritiene al contrario che è bene salvaguardare il territorio cercando di non realizzare nuovi interventi, in particolare nel Nord-Est (47,5%) e nel Centro Italia (46,5%).
Inoltre, in base alla recente indagine Censis sul futuro dell’Italia nel 2020 si evince che, nel settore dei trasporti, un 59% prevede di utilizzare meno l’auto mentre il 68% prevede di sfruttare sempre di più in futuro il trasporto pubblico.