Il gruppo Unicredit banca punta a rafforzarsi in Cina e si prepara ad aprire altre 2 filiali all’ombra della Grande Muraglia, che si aggiungeranno a quelle già attive a Canton, Shanghai e Hongk Kong. Il CEO dell’istituto di credito, Federigo Ghizzoni, ha in realtà confermata solo una intenzione che era già stata annunciata dal direttore generale Roebrto Nicastro.
“I tempi? Piuttosto lunghi, perché quello non è un Paese dove si possano acquistare banche” aveva detto il dg un paio di mesi fa, sottolineando che per aprire la terza filiale, a Canton, c’erano voluti 3 anni di tempo.
“Abbiamo una licenza per operare a 360 gradi” ha detto oggi Ghizzoni. “Penso che apriremo altre due filiali. Siamo anche in Vietnam, Corea e Giappone: Paesi difficili, ma andiamo lì perché ci sono i nostri clienti e vogliamo seguirli da vicino”. Dopo questo annuncio, il top manager Unicredit ha preferito glissare sull’argomento delle dimissioni del vicepresidente Khadem Al Qubaisi, annunciate ieri. Il 41enne executive nato negli Emirati, numero uno del fondo Aabar nelle cui mani c’è il 6,501% di Unicredit, ha detto di essersi dimesso per “l’impossibilità di adempiere, suo malgrado, alle incombenze connesse al ruolo a causa di rilevanti obblighi professionali concomitanti”.
La sua sostituzione potrebbe comunque avvenire già la settimana prossima, nel corso del comitato di governance.
Nel frattempo, la banca di piazza Cordusio ha comunicato di aver “preso atto dell’annuncio di ieri effettuato dall’Autorità Bancaria Europea (EBA) e dalla Banca d’Italia in merito al risultato finale dell’esercizio sul capitale e all’adempimento della Raccomandazione emanata dall’EBA nel Dicembre 2011. Federico Ghizzoni ha così commentato: “Questi risultati (il coefficiente patrimoniale di UniCredit in termini di Core Tier 1 supera il 9%, ndr) significano che il nostro istituto si posiziona al di sopra dei livelli richiesti, grazie anche al fatto che abbiamo saputo portare a termine con successo misure di rafforzamento patrimoniale come l’aumento di capitale e il riacquisto di bond subordinati”.