Questo inizio novembre si presenta come non mai incentrato sull’economia verde. Da un alto l’apertura di Ecomondo e dall’altro la presentazione del rapporto “Greenitaly 2013. Nutrire il futuro“. Il rapporto, stilato da Unioncamere e Fondazione Symbola, nasce per far capire il peso che la green economy sta avendo sul piano di sviluppo nazionale, mettendone in evidenza i protagonisti.
Si tratta del quarto rapporto di questo genere e dimostra come l’Italia stia puntando sempre di più ad un economia basata su principi rispettosi dell’ambiente. Infatti risulta che il 22% delle aziende ha investito, nel corso del 2012, nel settore green, arrivando a 3 milioni di assunzioni.
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Come sempre però il divario Nord Sud si fa sentire e Lombradia e Veneto risultano le regioni capofila di questo tipo di investimenti. Guardando agli altri numeri presenti nel rapporto risulta che la green economy ha prodotto 100,8 miliardi di euro di valore aggiunto, con la presenza di molti investimenti all’estero. I ricavi provenienti dall’estero nel 2012, infatti, sono stati molto alti, oltre i 100 miliardi di dollari. Accanto all’Italia solo Germania, Giappone, Cina e Corea del Sud hanno raggiunto traguardi tanto elevati.
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“GreenItaly – spiega Ferruccio Dardanello, presidente Unioncamere – ci racconta di un’Italia che sa essere più competitiva e più equa, perché fondata su un modello produttivo diverso. In cui tradizione e innovazione, sostenibilità e qualità si incrociano realizzando una nuova competitività. L’Italia non una delle vittime della globalizzazione ma, anzi, un Paese che ne ha approfittato per modificare profondamente la propria specializzazione internazionale, modernizzandola, proprio grazie alla green economy. Creando valore aggiunto in settori in cui ci davano per spacciati e creando nuove specializzazioni in altri settori, in cui siamo oggi leader