Creazione d’impresa: istruzioni per l’uso

di Matteo Aldamonte

Pubblicato 28 Marzo 2013
Aggiornato 4 Gennaio 2022 07:17

Il complesso iter che porta alla nascita di un'impresa: dallo sviluppo dell'idea imprenditoriale fino alla scelta della forma giuridica, passando dalle doti del bravo imprenditore.

La creazione di un’impresa è il passo decisivo per la vita dell’imprenditore, che decide di trasformare le proprie idee in un progetto concreto. Diversi sono gli aspetti da analizzare nella creazione di un’impresa a partire, dunque, proprio dalla figura dell’imprenditore in relazione all’idea che intende sviluppare.

Come si diventa imprenditori

Partiamo dalla definizione che Wikipedia offre di questa figura professionale: Un imprenditore è una persona o un ente che istituisce o gestisce un’attività economica d’impresa. In Italia viene definito imprenditore (a norma dell’articolo 2082 del Codice Civile – Libro V, Titolo II, Capo I, Sezione I): chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi.

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In maniera meno tecnica e categorica, l’imprenditore è colui che, in linea di principio, progetta, organizza e gestisce il proprio lavoro in maniera autonoma. Alla necessità di essere autosufficienti, e quella di autogestirsi, si aggiungono poi la voglia di poter mettere in pratica creatività e proprie competenze.

Naturalmente, non basta la voglia. Sono necessari tutta una serie di requisiti che spaziano dalla reale competenza nel campo in cui si opera passando per una motivazione fuori dal comune, un’ottima fiducia in sé stessi e buone doti di leadership, fino ad arrivare al fattore chiave: la capacità critica sulle proprie scelte, in maniera tale da poter individuare con rapidità i propri errori. Altra parola d’ordine, quindi, è proprio la rapidità: tempestività, puntualità e serietà sono aspetti che completano il profilo di un bravo imprenditore.

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Competenza e capacità di relazione con il mondo del lavoro, le sue esigenze e le sue leggi scritte e non, è subito verificabile attraverso lo sviluppo del binomio imprenditore e progetto.

Progetto imprenditoriale

Per concretizzare un’idea bisogna valutarne le caratteristiche. Da dove giunge la giusta intuizione? Impossibile individuare tecniche o formule magiche riguardo, per quanto resti fermo il consiglio che funge da colonna portante di ogni progetto d’impresa: saper osservare.

Osservare la realtà economica locale e nazionale, l’arena competitiva, il mondo del lavoro e le sue richieste: è infatti necessario rendersi conto dell’effettivo potenziale di mercato del prodotto o servizio da lanciare.

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Dopo aver parlato di imprenditore e idea, analizziamo ora il legame e le dinamiche che intercorrono fra i due elementi della relazione. È l’imprenditore che si serve attivamente dell’idea. Il modo in cui si rapporta ad essa fa la differenza.

Per prima cosa, l’idea va trattata bene ma non viziata. Va esposta con entusiasmo ma con la consapevolezza di poter ricevere critiche, che andranno accuratamente appuntate per contribuire al processo migliorativo.

In secondo luogo, sono da evitare improvvisazione e approssimazione: risorse e opportunità vanno valutate con attenzione, perché una buona idea, da sola, non fa il successo sperato.

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In ultimo, da evitare è anche l’eccessiva dedizione al progetto stesso per creare il giusto distacco emotivo, necessario per agire con obiettività compiendo sempre le scelte più opportune senza il rischio di strafare.

La forma giuridica

La scelta della forma giuridica è il primo passo “materiale” da compiere. In questa fase si pongono le fondamenta per la riuscita del progetto. Nell’operare tale decisione, sono diversi i fattori da prendere in considerazione: esigenze imprenditoriali, capitale a disposizione e grado di responsabilità legato ad ogni forma giuridica.

=>Leggi come scegliere la giusta forma giuridica

Piccola impresa. In essa si riflette la volontà di lavorare totalmente in autonomia. Si tratta dell’unica impresa con un solo socio (impresa individuale.) e basta l’iscrizione alla Camera di Commercio e l’ottenimento della Partita IVA.
Il rischio connesso a questa opzione è il coinvolgimento di tutto il patrimonio dell’imprenditore. Inoltre, nella denuncia dei redditi, il reddito aziendale si aggiunge a quello personale e sul totale viene applicata l’aliquota IRAP corrispondente.

Se la “solitudine”, con le responsabilità che ne derivano vi spaventa, è sempre possibile ricorrere alla creazione di una società, di persone o di capitali.

Società di Persone. Il patrimonio dei soci è soggetto a responsabilità illimitata: in caso di fallimento, i creditori potranno rifarsi anche sul reddito personale dei facenti parte l’azienda. Di contro, sussiste la possibilità di trarre beneficio dai contributi e dai finanziamenti regionali.

Le tre possibili opzioni sono:

  • Società Semplice (SS), in cui tutti i soci hanno potere di rappresentanza e amministrazione, senza però svolgere attività commerciali;
  • Società in Accomandita Semplice (SAS), ove i soci sono divisi tra i cosiddetti accomandanti e accomandatari. Per i primi, la responsabilità è limitata al solo capitale investito nell’impresa, mentre i secondi hanno responsabilità illimitata, come avveniva nella suddetta impresa individuale;
  • Società in Nome Collettivo (SNC), forma giuridica prediletta per le società di persone, ma in cui i soci hanno responsabilità illimitata nei confronti di eventuali creditori.

Società di Capitali. È dotata di un meccanismo tanto semplice quanto importante: alto capitale investito e alti rischi ma, se tutto va bene, anche alti profitti.

La differenza più grande rispetto alle società di persone è che in questo caso la responsabilità è limitata al solo capitale investito, senza intaccare minimamente il reddito personale dei soci.

Elemento comune delle diverse società di capitali, è la presenza di un consiglio di amministrazione – o di un amministratore unico – e, per aziende con un capitale sociale superiore a 120.000 euro, un collegio sindacale, al quale viene assegnata la funzione di controllo.

Molteplice è la gestione dell’utile, accumulabile e liberamente distribuibile ai soci quando lo si ritiene più opportuno. Di contro, risultano elevate le spese per la costituzione della società e per la sua gestione. Si distinguono in:

  • Società Per Azioni (SPA), caratterizzata da un capitale sociale minimo di 120.000 eur, costituito da azioni. La divisione degli utili è proporzionale alle quote possedute dai soci;
  • Società a Responsabilità Limitata (SRL), il cui capitale, composto da quote liberamente trasferibili, non può scendere sotto i 10.000 euro. Per quel riguarda i soci in sede di assemblea, le decisioni avvengono tramite votazione: il valore del voto è direttamente proporzionale alla quota che il socio possiede;
  • Società a Responsabilità Limitata Unipersonale, dove il socio è unico e le caratteristiche sono quelle di una SRL. Assieme alla Società in Accomandita per Azioni, è poco utilizzata in Italia.

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Questo è solo il punto di partenza. La vita aziendale, infatti, si evolve continuamente, generando contesti professionali molteplici: vedremo in seguito come la creazione di un’impresa sia fortemente condizionata dalle scelte su Business Plan, possibili finanziamenti e opportunità di sviluppo offerte dalle tecnologie informatiche.