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Da IRPEF a IRI, le tasse 2017 per l’imprenditore

di Barbara Weisz

3 Ottobre 2016 15:28

Con la Legge di Stabilità 2017 arriva l'IRI al 24% per le imprese individuali: tassazione a confronto rispetto all'attuale IRPEF, con esempi di calcolo e risparmi.

L’imminente introduzione dell’IRI, imposta sul reddito dell’imprenditore  lasciato in azienda (inserita nella Legge di Stabilità 2017) equipara in questo ambito le ditte individuali alle società di capitali, applicando una tassazione ad aliquota fissa (al 24% come l’IRES, che invece si riduce) a differenza degli utili distribuiti all’imprenditore (ai quali si applica IRPEF progressiva). Vediamo in dettaglio cosa cambia e come si applica l’IRI.

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L”IRI si applica al reddito lasciato in azienda da qualsiasi tipologia di impresa, comprese società in nome collettivo, società semplici, società di fatto e ditte individuale, tutte realtà che oggi prevedono tassazione IRPEF, quindi aliquote progressive fino al 43%. Dal 2017, invece, gli utili delle società di persone, come quelli delle Spa o delle Srl, saranno soggetti a tassazione d’impresa con aliquota fissa al 24%.

=> Tasse imprese, Renzi: taglio IRES e IRI

Calcolo base imponibile

Si sottrae dal reddito d’impresa la quota eventualmente distribuita (alla quale si applica l’IRPEF), e si applica l’IRI al 24%.

  • Esempio 1: impresa individuale con reddito di impresa di 40mila euro, di cui 15mila prelevati dall’imprenditore. Oggi paga un’IRPEF pari a 11mila 520 euro, l’IRI 2017 al 24% sarà invece 9.450 euro. Vantaggio fiscale: 2.070 euro.
  • Esempio 2:impresa individuale con reddito di impresa di 40mila euro e prelevamento da parte dell’imprenditore di 28mila euro. IRPEF dovuta con le attuali disposizioni: 11mila520 euro, IRI 2017 a 9.840 euro. Vantaggio fiscale di 1.680 euro.

Secondo la CNA sono oltre mezzo milione le imprese che trarrebbero beneficio dall’IRI 2017. Il total tax rate sul reddito di impresa, cioè la percentuale di reddito che ogni anno viene “mangiata” dalle tasse, scenderebbe di due punti percentuali rispetto ad oggi (passando dal 62% al 60,3%). Le elaborazione dell’associazione imprenditoriale mostrano che il 19,4% delle imprese individuali, quasi 400mila soggetti con reddito complessivo IRPEF superiore a 30mila euro, avrebbero un beneficio grazie all’applicazione dell’IRI. Fra le 820mila società di persone, invece, il beneficio riguarderebbe invece poco meno di 126mila imprese. In tutto, oltre mezzo milione.

L’IRI 2017, spiega Claudio Carpentieri, responsabile ufficio politiche fiscali CNA:

«consentirebbe di uniformare i criteri di tassazione del reddito prodotto dalle imprese personali (imprese individuali e società di persone) con quello delle società di capitali. In particolare, anche le imprese personali avrebbero finalmente un’imposta propria, con una tassazione proporzionale ad aliquota ridotta dei redditi lasciati in azienda e destinati agli investimenti, allineata alla tassazione IRES delle società di capitali».

L’IRI 2017, rileva Confcommercio:

«oltre a rendere neutra fiscalmente la scelta della forma giuridica di come esercitare l’attività di impresa, favorisce anche il reinvestimento degli utili nella propria azienda e, quindi, la patrimonializzazione delle piccole imprese che sono costituite sotto forma di società di persone o di ditta individuale». Uno strumento «utile a far diventare un po’ più grandi ed a strutturare meglio le piccole imprese che sono il vero tessuto economico del nostro Paese».