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IMU-TASI: la mappa dei pagamenti

di Noemi Ricci

Pubblicato 12 Dicembre 2017
Aggiornato 27 Marzo 2018 11:06

La distribuzione delle prime e seconde case in Italia, di quelle date in comodato d'uso e di quelle affittate, con i relativi costi IMU e TASI.

Il 18 dicembre 2017 è il termine ultimo per adempiere al versamento del saldo IMU e TASI 2017, da calcolare secondo le istruzioni contenute nel comunicato stampa del 16 novembre 2017 del Dipartimento delle Finanze. E a pochi giorni dalla scadenza il Dipartimento stesso rende noti i dati della mappa dei pagamenti 2016, delineando così la geografia degli utilizzi dei 31,9 milioni di abitazioni possedute dalle famiglie italiane.

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Ricordiamo prima di tutto che l’IMU si paga in caso di possesso di qualunque immobile, terreno o area edificabile, escluse abitazioni principali non di lusso, fabbricati rurali strumentali e terreni montani, mentre la TASI è dovuta per qualunque immobile di cui venga fatto effettivo utilizzo e vede esentati dal versamento terreni, prime case non di lusso e relative pertinenze, anche in caso di inquilini in affitto.

Ad essere esenti dal versamento di IMU e TASI sono dunque la maggior parte delle prime case, ma in Italia le esenzioni non sono distribuite uniformemente: nella provincia di Monza-Brianza risultano esenti tre case su quattro, di queste il 76,1% sono abitazioni principali; situazione simile a Padova (75,1%), Prato (74,4%) e Milano (73,3%), mentre ad Aosta risulta esente poco più di una casa su tre (36,1%).

=> IMU-TASI: aliquote, calcoli e scadenze

Come prevedibile, le zone a più alta densità di abitazioni principali sono le grandi aree urbane, mentre la distribuzione delle seconde case vede coinvolte non solo le classiche località di mare e montagna ma, a sorpresa, anche zone di emigrazione o località montane relativamente spopolate. Si tratta spesso di abitazioni inutilizzate e che non possono essere quasi mai messe a reddito.

Le case date in comodato d’uso gratuito a parenti (per le quali dal 2016 è stato previsto uno sconto su base nazionale del 50% con criteri restrittivi rispetto alle delibere comunali che prima potevano parificarle alla prima casa) sono 896mila in tutta Italia, pari al 2,8% di tutte le abitazioni. Picchi in tal senso si registrano in Emilia-Romagna ed in particolare a Rimini (4,8%), Modena (oltre il 4%), Reggio Emilia (oltre il 4%) e Forlì (oltre il 4%).

Sempre l’Emilia Romagna detiene il primato delle città con la più alta incidenza di case in affitto (soprattutto Bologna con il 14,4%) seguita da altri grandi centri urbani quali Torino e Napoli. A livello assoluto, però, i numeri del mercato dell’affitto premia Roma nonostante la decisione del Comune sulle aliquote IMU che certo non premia chi affitta.

In realtà l’aliquota massima per IMU e TASI è stata adottata nel 50% delle città italiane. A fare la differenza sugli incassi dei diversi Comuni sono soprattutto le rendite catastali: a Milano per una casa sfitta le imposte calcolate sulla rendita media provinciale sono pari a 936 euro, mentre per la stessa tipologia di immobile a Torino si pagano 630 euro; tra Roma e Savona, dove sono state deliberate le stesse aliquote, la differenza di imposizione è pari a ben 354 euro.