Tratto dallo speciale:

Professionisti tra le "nuvole": esperienze d’Oltreoceano

di Paolo Sebaste

Pubblicato 17 Settembre 2010
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:36

Il futuro dei professionisti del Web (e non solo) e delle imprese che si avvalgono dei loro servizi è tra le “nuvole”? Una nuova figura è apparsa sul mercato del lavoro: l’e-lance, il professionista o lavoratore freelance che offre i suoi servizi attraverso intermediari online utilizzando il Web per fornire la sua prestazione professionale.

Gli Stati Uniti sono il punto di partenza per la nuova tendenza: a cominciare dal servizio online omonimo Elance, attraverso cui aziende di ogni tipo e dimensione offrono singoli progetti a professionisti freelance.

IDC, ha quantificato il numero di lavoratori statunitensi attivi come freelance in 12 milioni alla fine del 2009 stimandoli a 15 milioni nel 2015; aumento legato alle difficoltà  per la crisi economica ma in parte anche alla gestione più flessibilità  del tempo e alla crescente offerta di progetti sufficientemente complessi e maggiormente retribuiti tali da interessare professionisti e lavoratori maggiormente qualificati. Siti come oDesk e freelancer.com cominciano a pubblicare sempre più spesso offerte per progetti in ambito legale o finanziario.

Le nuove tecnologie offrono spunti di riflessione anche sulle metodologie di controllo del lavoratore da parte della azienda.

Non più semplice incrocio domanda – offerta ma software e servizi utilizzati dal lavoratore per svolgere il proprio compito e dalle aziende per controllarne in tempo reale lo stato di avanzamento: oDesk, dispone di un “registro” che acquisisce a intervalli determinati la schermata del PC del freelance: un controllo sul lavoratore molto intrusivo ma che il freelance ha la possibilità  di rifiutare.
Certo, non a caso le aziende sono più propense ad affidare online i progetti, soprattutto i più importanti, quanto più sia possibile controllarne puntualmente lo sviluppo.

Lavorare all’estero senza muoversi da casa propria? E il compenso?
Le possibilità  del cyberspazio: l’e-labour, si adatta ad un’economia sempre più globalizzata: il sito australiano 99designs, offre lavoro a designer sparsi nel mondo, riscuotendo in anticipo il compenso dal committente e pagando il freelance se il progetto risponde agli standard prefissati; il tutto con garanzia “soddisfatti o rimborsati” per i committenti.

E le aziende come reagiscono allo sviluppo dell’e-lance?
Se è vero che il mercato è sempre più globale e flessibile, almeno in teoria, la pratica rivelerebbe tuttavia che un certo grado di resistenza alla novità  si registra soprattutto tra i manager delle grandi aziende: CrowdFlower un altro sito di e-lancing, rivela che la gran parte delle commesse online viene infatti da piccole e medie imprese.

In ogni caso sembra che l’affermarsi su larga scala dell’e-labour, impiegherà  comunque molto tempo: secondo gli operatori del settore tra cui LiveOps, che prevede stima al 2% dell’intera forza di lavoro mondiale, fino al 2020, il massimo sviluppo di questo tipo di collaborazioni.