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Sicurezza: parole… ma non fatti

di Paolo Iasevoli

9 Febbraio 2007 15:39

Secondo Verisign i manager italiani si preoccupano della sicurezza molto meno dei loro colleghi europei, anche se affermano il contrario

I responsabili dell’apparato tecnologico delle imprese italiane riconoscono l’importanza di una rete aziendale ben protetta attraverso sistemi funzionanti 24 ore al giorno, con un occhio di riguardo alle intrusioni e alle frodi telematiche, come il sempre più diffuso phishing. Secondo Verisign, però, a queste belle parole non corrispondono i fatti.

Il dato emerge da un’indagine condotta dalla società di sicurezza su un campione di 400 CIO (Chief Information Officer) e IT manager di Italia, Inghilterra, Francia e Spagna. Oggetto della ricerca gli MSS (Management Security Services), ovvero tutti i prodotti e i servizi che salvaguardano la sicurezza delle reti aziendali e aiutano a fornire una protezione proattiva.

Il problema fondamentale della situazione italiana sembra essere il divario tra le buone intenzioni e la loro effettiva realizzazione. Se infatti il 70% dei manager dichiara di attribuire un’importanza strategica ai sistemi di sicurezza, all’atto pratico arrivano ad occupare l’ultima posizione rispetto ai loro colleghi stranieri, con una significativa quota dell’87% che ammette di non aver ancora implementato aree significative degli MSS.

Tra queste, il primo posto nelle priorità dei CIO è occupato dai firewall: l’81% riconoscere a questi dispositivi un’importanza primaria nell’infrastruttura di sicurezza aziendale. Seguono i sistemi di rilevamento delle intrusioni con il 66% e i sistemi di allerta a pari merito con le VPN (50%). Chiudono la lista degli immancabili i servizi di protezione (47%) e di gestione delle vulnerabilità (43%).

Gli Italiani si dimostrano anche i più volenterosi per ciò che riguarda l’adeguamento alle normative di sicurezza, dal momento che il 69% di loro sostiene che la propria infrastruttura IT è influenzata in maniera decisiva dalla conformità alle norme. In questo i meno rispettosi sembrano essere gli Inglesi, in fondo alla classifica con il 36%.