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Catasto: al via la revisione delle rendite

di Barbara Weisz

Pubblicato 23 Giugno 2014
Aggiornato 30 Giugno 2014 09:55

Verso la nomina delle commissioni censuarie per la rivalutazione delle rendite catastali adeguandole ai valori di mercato: effetti ai fini TASI e IMU, dubbi e tempistiche.

Il governo ha compiuto il primo passo della riforma del catasto, destinata ad alzare la rendita degli immobili con effetti non tanto sul valore di mercato, quanto sulle tasse. Il decreto legislativo esaminato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri il 20 giugno, in attuazione delle delega fiscale riguarda le commissioni censuarie, che dovranno stabilire il nuovo valore delle rendite catastali.

Si tratta di un passaggio importante, perché sulla base della rendita catastale si calcola l’IMU. E siccome il risultato della riforma sarà un generale aumento delle rendite (fino a dieci volte tanto), sarà poi necessario adeguare i coefficienti di rivalutazione, facendo attenzione al criterio stabilito dalla delega fiscale: l’invarianza di gettito.Significa che la riforma del catasto dovrà riuscire a portare le rendite catastali a un valore più vicino a quello di mercato, eliminando così sperequazioni esistenti al momento per cui il valore catastale degli immobili, e quindi l’imponibile IMU, non rispecchia il reale valore. Tutto questo, senza comportare un aumento delle tasse per i contribuenti.

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Le commissioni censuarie saranno 103, dislocate sull’intero territorio nazionale. Dovranno validare gli algoritmi che serviranno a determinare le nuove rendite catastali, non più basate sul numero dei vani ma sui metri quadri. Le commissione saranno composte da 1 magistrato, 2 componenti designati dall’Agenzia delle Entrate, 1 dall’ANCI e 3 dal presidente del Tribunale, sulla base delle candidature proposte dal prefetto. Tra queste anche i rappresentanti delle associazioni di categoria del settore immobiliare, senza tuttavia alcun  obbligo di inserirli nelle commissioni (e questo solleva una serie di critiche).

L’iter della norma prevede un passaggio parlamentare (in commissione, per un parere obbligatorio, che in teoria dovrebbe arrivare in 30 giorni), quindi il governo potrà emettere il provvedimento definitivo.