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Piano di emergenza gas: stop fornitura per 2mila aziende

di Barbara Weisz

7 Febbraio 2012 16:15

Emergenza gas: scattate in anticipo le misure preventive, che prevedono interruzioni o riduzione della fornitura di gas alle aziende interrompibili, con ulteriori danni al sistema delle imprese dopo quelli già subiti a causa del maltempo.

Il Piano di emergenza gas è scattato e pronto a proseguire fino a sabato 11 febbraio,  prevedendo anche lo stop alla fornitura per le aziende interrompibili nonostante la polemica degli industriali che, pur nell’allarme maltempo, non vedono condizioni tali da giustificare un simile provvedimento nei confronti delle imprese italiane, già così penalizzate dal blocco dei trasporti.

A causa della perturbazione siberiana che sta affliggendo la Russia, Gazprom avrebbe dirottato parte delle forniture verso il mercato interno, e avrebbe ridotto l’ approvvigionamento destinato ad alcuni paesi d’Europa, Italia compresa.

Gas: stop per le aziende interrompibili

Le aziende interrompibili – che hanno accettato per contratto il rischio di vedersi ridurre o addirittura tagliare del tutto la fornitura di gas – sono circa 2mila, spesso riunite in consorzi. Nella sola Lombardia, la misura è scattata per circa 700 aziende. Si tratta soprattutto di fonderie, cartiere, imprese dei settori della ceramica e dell’acciaio.

Dopo la protesta di Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, preoccupata della penalizzazione per le imprese, è scesa in campo anche Gas Intensive, il consorzio delle otto associazioni di categoria confindustriali dei settori ad alto consumo di gas (che riunisce circa 300 aziende), che sta preparando una lettera di protesta nei confronti del Ministero dello Sviluppo Economico.
Il presidente di Gas Intensive, Piero Culicchi, ha infatti dichiarato: «a quanto ci risulta le condizioni non sono quelle che giustificano, come prima mossa, l’interruzione della fornitura alle imprese».

Anche Culicchi, come Marcegaglia, ritiene che sarebbe stato meglio agire prima sulle riserve disponibili «e inoltre organizzarsi per una gestione ottimale delle infrastrutture, questione molto importante considerato che se ne sta parlando nel Decreto Liberalizzazioni».

Invece, «la scelta dell’interruzione, quando non è strettamente necessaria, significa scaricare sul sistema industriale italiano i costi di un problema che invece con una accurata gestione delle forniture, delle infrastrutture di importazione e degli stoccaggi può essere risolto a monte. Nei mesi scorsi il prezzo più basso del gas in Europa rispetto all’Italia avrebbe dovuto essere sfruttato, facendo il pieno negli stoccaggi, anche in quelli delle aziende assegnatarie di spazio grazie al Decreto stoccaggi. Su questo fronte invece le nostre aziende hanno registrato difficoltà che hanno vanificato le misure approntate dal Ministero».

Il problema è che alla riduzione di forniture dalla Russia si è aggiunto il funzionamento ridotto causa maltempo, del rigassificatore di Rovigo, che copre il 10% del fabbisogno nazionale di gas.

La decisione dell’interruzione è stata presa il 6 febbraio, dal Comitato per il monitoraggio e l’emergenza gas del MiSE, che ha fatto partire questa misura con anticipo rispetto al termine che era stato indicato dal presidente dell’Eni, Paolo Scaroni. Il comitato in questi giorni continuerà ad aggiornarsi con cadenza quotidiana.

Il ministero ha anche deciso di avviare la messa in esercizio di centrali ad olio combustibile, che consentiranno di contenere i consumi di gas a uso termoelettrico. E assicura che queste misure dovrebbero evitare problemi per le utenze domestiche.

Danni all’agricoltura e aumento prezzi

Comunque sia, l’emergenza di questi giorni ha riportato alla luce una serie di problemi del sistema italiano, che dipende dall’estero per il 90% del suo approvvigionamento.

Quella del gas non è l’unica emergenza provocata da quest’ondata di maltempo. Pesante la situazione per il settore agricolo. La Coldiretti, che ieri insieme alla Cia stima almeno 100 milioni di danni per il settore, lancia un allarme relativo agli allevamenti: centinaia di animali sono dispersi dopo i numerosi crolli di strutture e capannoni e almeno un milione rischiano di restare senza acqua e cibo per le difficoltà di approvvigionamento di mangime e per i danni alle condutture.
Per salvare gli animali in pericolo sono intervenuti in molti casi la Forestale e la Protezione Civile, ma per pulire le strade secondarie e garantire l’alimentazione degli animali sono mobilitati anche molti agricoltori della Coldiretti con trattori utilizzati come spalaneve e spandiconcime adattati per la distribuzione del sale contro il gelo.

Infine, i prezzi. La Coldiretti registra un aumento dei prezzi delle verdure intorno al 10% su base mensile (fra l’altro, c’è un servizio sms consumatori, al numero 47497, che fornisce i prezzi più congrui per i diversi prodotti al nord, al centro e al sud Italia).