L’Italia tra i Paesi con l’aliquota più alta

di Marianna Di Iorio

5 Luglio 2007 10:50

Uno studio di KPMG analizza l'andamento delle aliquote fiscali sui redditi d'impresa e dell'imposta sul valore aggiunto in 92 Paesi

L’Italia è tra i Paesi al mondo ad avere le aliquote fiscali più elevate sui redditi d’impresa. Nella classifica mondiale il nostro Paese si colloca al quarto posto, con un’aliquota al 37,25%.

In prima posizione troviamo il Giappone (40,7%), seguito dagli Stati Uniti (40%) e dalla Germania (38,36%). Le aliquote italiane risultano essere molto elevate soprattutto se confrontate con l’aliquota media a livello UE, che nel 2007 è scesa al 24,2%, rispetto al 25,8% del 2006.

L’Europa è l’area economica a registrare il dato più basso, considerando che nei Paesi OCSE la tassazione è al 27,8%, in America Latina è al 28% e in Asia/Pacifico al 30%.

È questo ciò che emerge dall’indagine “Tax corporate rate survey 2007”, condotta da KPMG per analizzare le aliquote fiscali sui redditi d’impresa in 92 Paesi (27 Stati membri dell’Unione Europea, 30 Paesi membri dell’OCSE e i principali Paesi dell’Asia/Pacifico e dell’America Latina).

«In particolare, il nostro Paese sembra fermo “al palo” rispetto ad una dinamica internazionale di progressiva riduzione del carico fiscale sulle imprese, che si sta consolidando su scala globale. Le aliquote sui redditi d’impresa in Italia sono passate dal 52% nel 1993 al 37,25% alla fine del 2003, ma da allora il processo si è interrotto», così afferma Domenico Busetto, Partner KPMG.

Lo studio ha analizzato anche l’andamento dell’imposta sul valore aggiunto. L’Europa rappresenta l’area con l’IVA più alta a livello internazionale, con una media del 19,5%.

In Italia la quota arriva al 20%, mentre ad avere le aliquote IVA più alte sono la Danimarca, la Norvegia e la Svezia.

«Nei prossimi anni potremmo assistere ad una crescita della tassazione indiretta e ad un’ulteriore progressiva riduzione delle aliquote sui redditi d’impresa: questa sembra la linea della Germania, ad esempio. Si tratta, comunque, di politiche difficili da spiegare all’opinione pubblica, perchè il legame tra l’aumento della tassazione indiretta e quello dei prezzi di beni e servizi è percepito in modo chiaro […]», ha sottolineato ancora Busetto.