Per la prima volta l’INPS rende noti i dati su cessazioni dei rapporti di lavoro, focalizzando in particolare sui licenziamenti, esplicitandone la causa. Diffusi anche i nuovi dati dell’Osservatorio sul precariato. In primo luogo l’INPS sottolinea i cambiamenti normativi che hanno influito sull’andamento dei licenziamenti, ovvero le cessazioni di rapporti di lavoro a tempo indeterminato, incluso l’apprendistato, nel settore privato. Tali cessazioni sono state individuate attraverso i flussi UNIEMENS tra i licenziamenti riconducibili ad un’iniziativa del datore di lavoro.
=> Contratto a tutele crescenti e licenziamento
Tra li interventi normativi 2015-2016 di maggiore rilievo l’Istituto segnala:
- la riduzione della mobilità per gli over40;
- l’introduzione del contratto a tutele crescenti;
- l’introduzione della NASpI;
- l’obbligo di dimissioni online.
Per gli anni 2013 e 2014 è stata effettuata una verifica con accesso a mobilità e pagamento dei ticket licenziamenti, introdotto dalla Legge 92/2012 con decorrenza dall’anno 2013, registrando un aumento di circa il +6% sul totale dei licenziamenti a tempo indeterminato.
I licenziamenti di lavoratori con contratto a tempo indeterminato nei primi 9 mesi dell’anno sono passati dai 452.717 del 2014 ai 430894 del 2015, ai 448.544 del 2016 su un totale di contratti a tempo indeterminato stipulati di 10.296.212 nel 2014, 10.161.270 nel 2015 e 10.873.449 nel 2016. Considerando i valori assoluti, nei primi 9 mesi del 2016 i licenziamenti sono cresciuti del +4% mentre nel 2015 erano diminuiti del -5%. Risultano inoltre in aumento i licenziamenti per giusta causa e per giustificato motivo soggettivo (licenziamenti disciplinari).
=> Dimissioni online: regole e procedura
Quest’ultima tipologia ha visto coinvolti soprattutto i lavoratori stranieri, probabilmente per effetto dell’introduzione delle dimissioni online che secondo l’Istituto ha portato ad una riduzione delle dimissioni volontarie e ad un aumento dei licenziamenti disciplinari.
Nella maggior parte dei casi si tratta di imprese con meno di 15 dipendenti con valori stabili nel triennio osservato, mentre in quelle di dimensioni maggiori, dopo un calo nel 2015 nel 2016 si sono registrati nuovi aumenti, anche se non si è tornati ai livelli del 2014. Di contro a partire dal 2014 è diminuita la probabilità di essere licenziati.
Osservando i tassi di licenziamento si osserva una notevole variabilità dal punto di vista anagrafico, ad essere coinvolti sono più gli uomini che le donne, gli anziani piuttosto che gli adulti, gli stranieri piuttosto che gli italiani.
Fonte: INPS.