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Covid al lavoro: regole su tamponi e quarantena

di Noemi Ricci

5 Dicembre 2023 12:46

Covid al lavoro: regole aggiornate su tamponi, quarantena, certificati medici e indennità di malattia per lavoratori positivi e contatti stretti.

In aumento in Italia i contagi Covid-19: lo conferma l’ultimo bollettino settimanale del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), in base ai quali la situazione Coronavirus in Italia risulta preoccupante, a fronte di uno scarsissimo ricorso ai vaccini.

Complice l’abolizione delle misure di contenimento e l’addio alle restrizioni, sebbene non in tutti i casi. Ricordiamo di seguito quali sono ad oggi le regole sui luoghi di lavoro in caso di contagio o di positività di un contatto stretto.

Covid a lavoro con sintomi: si può?

Il Consiglio dei Ministri del 7 agosto 2023 ha abrogato il divieto di mobilità per le persone positive in isolamento. Se prima non era possibile andare con il Covid al lavoro oggi questo è divenuto possibile.

La risposta alla domanda “Covid al lavoro con i sintomi: si può?” non rimane però di immediata risposta: tutto dipende da fattori come la presenza o meno di sintomi, il tipo di lavoro svolto e le indicazioni del medico curante.

Si deve giustificare l’assenza per Covid?

Risultare positivi al tampone Covid non è più sufficiente per giustificare l’assenza dal lavoro. Ora, come per qualsiasi altra malattia infettiva, è necessario avere un certificato medico che attesti la necessità di assentarsi dal lavoro.

Questo significa che il Covid-19 non viene più considerato una malattia speciale e viene trattato allo stesso modo di altre malattie infettive.

In caso di positività al Covid con sintomi che impediscono di svolgere il proprio lavoro, bisogna restare a casa e seguire le indicazioni del medico che, rilascerà un certificato di malattia.

In questo caso, si ha diritto all’indennità di malattia INPS e alle eventuali integrazioni previste dal proprio contratto collettivo.

Possibile anche essere sottoposto a visite fiscali per accertare il tuo stato di salute.

Si può andare al lavoro con il Covid?

Il lavoratore può decidere di recarsi al lavoro anche con il Covid. Non è infatti obbligato a recarsi dal medico per ottenere un certificato di malattia. Dunque, può continuare a lavorare, anche con sintomi.

Si consiglia però di indossare una mascherina chirurgica o FFP2 quando si entra in contatto con altre persone, di rimanere a casa se si è sintomatici, di igienizzare le mani e di evitare luoghi affollati. Inoltre, si deve evitare il contatto con persone fragili, immunodepresse, donne in gravidanza e di non frequentare ospedali o RSA.

È importante informare le persone con cui si è stati in contatto nei giorni precedenti alla diagnosi, se sono anziane, fragili o immunodepresse. Infine, se si è persone fragili o immunodepresse, se i sintomi non si risolvono dopo 3 giorni o se le condizioni cliniche peggiorano, è necessario contattare il proprio medico curante.

Covid al lavoro senza sintomi: come fare?

Diverso il caso in cui si risulti positivi e ci si rechi con il Covid al lavoro, senza sintomi, o con sintomi lievi che non impediscono di svolgere il proprio lavoro. A meno di diverse indicazioni da parte del datore di lavoro, attualmente non ci sono regole che impediscano di recarsi al lavoro con il Covid senza sintomi.

Ovviamente, come in tutti i casi, è sempre consigliabile rispettare tutte le misure di prevenzione e protezione personale, nel rispetto dei colleghi.

In questo caso, ovvero qualora si continui a lavorare con il Covid d asintomatici, non si avrà diritto all’indennità di malattia INPS, ma si potrebbe avere accesso, di comune accordo con il proprio datore di lavoro, allo smart working o ad altre forme di flessibilità lavorativa.

A tal proposito, appare utile ricordare che il diritto allo smart working per i lavoratori dipendenti pubblici e privati affetti da patologie super invalidanti, anche se la loro mansione non è compatibile con questa modalità di lavoro, scadrà il 30 settembre 2023.

Questo è stabilito dall’articolo 28-bis del decreto lavoro, il quale è stato convertito con modifiche dalla Legge 3 luglio 2023, n. 85. Al momento, non sono previste proroghe oltre tale data.

Covid, si può lavorare se un contatto stretto è positivo?

Ancora diverso il caso di chi ci chiede, sempre con riferimento alla positività al Covid, se si può lavorare se un contatto stretto è positivo. Chi sa di essere entrato in contatto con una persona positiva al Covid-19, ora, non deve più seguire il regime dell’auto-sorveglianza, ovvero non è più necessario indossare mascherine FFP2 al chiuso o in presenza di assembramenti per 10 giorni dopo l’ultimo contatto con un positivo al Covid-19.

È comunque consigliato effettuare un test antigenico o molecolare alla comparsa dei sintomi e, se ancora sintomatici, al quinto giorno dopo l’ultimo contatto. Si deve, quindi, seguire per lo più il buon senso, monitorando il proprio stato di salute, verificando la propria eventuale positività al virus in caso di insorgenza dei sintomi.

Certificato medico per Covid: come funziona?

Diciamo subito che il tampone non può più essere ritenuto un sintomo del Covid e che non è possibile rilasciare un certificato medico a un paziente che, come avveniva in passato spesso al telefono. Ciò potrebbe, infatti, aprire la porta all’autodiagnosi e giustificare le assenze dal lavoro senza il filtro del medico.

Tuttavia, se il paziente è sintomatico e non può lavorare, il certificato medico serve ad esentare la persona malata dai suoi compiti lavorativi, allo stesso modo di altri casi di malattia.

In questo caso, il certificato – così come avviene per altre malattie infettive – non protegge completamente i colleghi dal contagio, in quanto, quando i sintomi scompaiono, il paziente potrebbe tornare a lavorare anche positivo al virus.

In generale, quindi, per il Covid il certificato medico segue oggi le stesse regole previste per ogni altro caso di assenza dal lavoro per malattia.

Quarantena e tampone Covid: come funziona oggi?

Non essendo più prevista la quarantena né altra forma di isolamento domiciliare per pazienti positivi al Coronavirus né per i loro contatti stretti, ad oggi non è possibile far valere la malattia prolungata ai fini di un’indennità INPS senza il certificato medico che prescriva (per la sola durata ritenuta necessaria alla guarigione) l’assenza dal lavoro.

In sintesi,  se si sta male ci si può assentare dal lavoro previo certificato di malattia (ma non si parla più di quarantena). Se il medico effettua il tampone e questo risulta positivo, andrà comunicato alla ASL. Se nonostante la positività si sta bene e su vuo,e invece andare a lavorare, non ci sono obblighi ma solo raccomandazioni di prudenza nei confronti dei colleghi, per non contagiarli.

Quanti sono oggi i casi di Coronavirus?

Oggi in in Italia, come in altri Paesi, è predominante la variante del Covid EG.5 chiamata Eris. Si tratta di una variante  più resistente e in grado di sfuggire alle difese anticorpali, a causa di una specifica mutazione nella proteina Spike del virus.

Questa mutazione rende il virus più difficile da combattere, sia per le persone che hanno avuto infezioni precedenti che per quelle vaccinate. La situazione relativa ai casi di Coronavirus in Italia varia a seconda delle regioni e province autonome. Ecco i dati al 1° dicembre 2023:

Per una visione più dettagliata della situazione Covid in Italia, si può consultare il sito del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità (Salute.gov.it).