I lavoratori italiani sono fra i più informati in Europa sul tempo che dovranno ancora trascorrere applicando lo smart working, in considerazione delle norme sul rischio di contagio Covid 19.
In realtà, quelli che si sentono adeguatamente informati sul periodo da trascorrere in smart working sono appena il 34%. Ma comunque tra i più numerosi in Europa, a pari merito con la Francia e davanti a Paesi Bassi e Spagna (30%), Germania (28%), Danimarca (26%), Svezia (24%) e Regno Unito (22%).
Di contro, non hanno le idee altrettanto chiare sull’eventuale diritto a rimborsi per le spese sostenute per affrontare il lavoro agile o a distanza. Non solo, i dipendenti italiani risultano quelli a cui le imprese coprono meno spese: il 31% non ha nessun rimborso, contro il 10% della Spagna, il 17% della Danimarca, il 20% di Svezia e Olanda.
Sono i risultati che emergono da un sondaggio di SAP Concur effettuato fra 6mila 812 dipendenti in otto paesi europei.
Smart working Covid in Italia
In base alla normativa vigente, per affrontare l’emergenza Coronavirus negli ambienti di lavoro le regole sono le seguenti.
- Settore privato: lo smart working in modalità semplificata (senza accordi individuali, necessari normalmente) può proseguire fino al 15 ottobre. Questo non significa che dal giorno dopo si debba necessariamente tornare in ufficio, le imprese restano libere di continuare ad utilizzare il lavoro agile. Cambieranno però le procedure, nel senso che per continuare a lavorare in smart working ci vorranno precisi riferimenti contrattuali.
- Genitori: i lavoratori che hanno figli fino a 14 anni hanno diritto allo smart working fino al 14 settembre (primo giorno di scuola).
- Lavoratori più esposti al rischio Covid: per questa platea, c’è il diritto a lavorare in smart working fino al 15 ottobre. E’ necessaria la valutazione del medico.
- Settore pubblico: lo smart working prosegue in linea generale fino al 31 dicembre.
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Rimborso spese per Smart Working
Il 76% dei lavoratori italiani non sa quali spese è eventualmente autorizzato a sostenere mentre lavora da casa. La percentuale è alta anche negli altri paesi, ma con numeri inferiori a quelli italiani: Olanda (72%), Francia (69%), Spagna (64%), Regno Unito (63%), Danimarca (60%), Germania (58%), Svezia (51%).
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Entrando nel dettaglio nel capitolo costi rimborsabili, il 42% dei dipendenti italiani non è stato informato dal proprio datore di lavoro circa la possibilità di possibili rimborsi relativi all’acquisto di dispositivi software e hardware per portare avanti attività lavorative da casa.
In Germania (38%), UK (32%), Spagna (31%), Francia (32%) e Danimarca (27%) i lavoratori non sanno se l’azienda copra spese relative all’elettricità e al riscaldamento, il 23% dei dipendenti svedesi non sa se riceverà il rimborso relativo a spese per mobili per ufficio, mentre nei Paesi Bassi c’è un’incognita sulle spese relative a hardware e software IT (36%).
Un altro dato: i dipendenti italiani risultano fra i meno supportati dai datori di lavoro nell’esercizio dello smart working, anche se è rilevante (il 77%), il numero di coloro che invece dichiarano di essere stati adeguatamente aiutati dall’azienda. I più compresi i danesi (88%) seguiti da Olanda (85%), Svezia (83%), Regno Unito (82%), Francia (81%) e Spagna (79%), fanalino di coda la Germania, con il 76%.
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Come segnala Gabriele Indrieri, country manager per Italia, Malta e Grecia di SAP Concur:
il tema dello smart working non si risolve nella semplice disponibilità di un laptop o di strumenti di presenza digitale, ormai necessari per tutti.
Di seguito, alcune best practice consigliate alle aziende per applicare con successo lo smart working.
- Considerare le esigenze dei dipendenti: i datori di lavoro dovrebbero confrontarsi regolarmente con i dipendenti e incoraggiare un dialogo aperto. È fondamentale trovare una routine lavorativa a casa che funzioni al meglio e attenersi ad essa.
- Adottare un approccio più flessibile al lavoro a distanza: i dipendenti che hanno la responsabilità di assistere bambini potrebbero dover essere libere di lavorare in base alle necessità.
- Stabilire aspettative chiare: assicurarsi che i dipendenti che lavorano da casa sappiano esattamente cosa ci si aspetta da loro.
- Offrire supporto oltre le priorità quotidiane del dipendente: in Italia solo il 14% dei lavoratori ha affermato che i propri datori di lavoro si sono offerti di sostenere il loro benessere, mentre il 13% ha beneficiato di corsi di fitness online.