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Cuneo fiscale, 500 euro in busta paga nel 2020

di Barbara Weisz

2 Ottobre 2019 12:22

Taglio del cuneo fiscale dal 2020, beneficiari i dipendenti fino a 26mila euro: i primi dettagli nel DEF ed i chiarimenti dal Governo.

Il taglio del cuneo fiscale nel 2020 porterà nelle tasche dei lavoratori 500 euro in più all’anno, cifra destinata a raddoppiare l’anno seguente, quando il calcolo riguarderà l’intero anno: i primi dettagli della misura sono contenuti nel Def, il documento di economia e finanza, che quantifica con precisione: «l’impegno aggiuntivo necessario alla riduzione del cuneo fiscale nel 2020 è valutato in 0,15 punti percentuali di PIL, che saliranno a 0,3 punti nel 2021».

L’ipotesi è di applicare il taglio delle imposte sul lavoro ai dipendenti che guadagnano fino a 26mila euro, la stessa platea del Bonus Renzi. Lo si evince dalle parole di Antonio Misiani, viceministro dell’Economia:

se lo estendiamo alla platea dell’80 euro questi avranno 500 euro in più all’anno.

Conferma Nicola Zingaretti, leader Pd.

Il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori partirà con 500 euro l’anno per lavoratore in busta paga nel 2020 e l’anno seguente c’è l’impegno a raddoppiarli.

In ogni caso, il cuneo fiscale entrerà in vigore in modo progressivo: nel 2020 non partirà da inizio anno, in modo da pesare meno sui conti, mentre dal 2021 sarà a regime. I costi della misura: 2,7 miliardi nel 2020, che saliranno a 5,4 miliardi nel 2021.

Non si conoscono i dettagli della misura. Due le ipotesi allo studio: un credito d’imposta che si concentra sull’unica mensilità di luglio (una sorta di 14esima) oppure una detrazione che si spalmerebbe sulle diverse mensilità nel cedolino paga. Fra l’altro, il Bonus Renzi resterebbe nelle buste paga (ma è da confermare).

Nel DEF vengono poi tratteggiate altre misure di riforma del lavoro che confluiranno in manovra 2020: «l’azione di tutela dei lavoratori – si legge – comprenderà, oltre alla riduzione delle tasse sul lavoro, anche un piano strategico di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, una legge sulla parità di genere nelle retribuzioni», salario minimo, equo compenso, legge sulla rappresentanza sindacale, l’istituzione di un Osservatorio Nazionale del Lavoro presso il ministero che elabori nuove strategie occupazionali.