Collegato lavoro e licenziamenti, dal 2012 nuove regole per i ricorsi

di Alessandra Gualtieri

Pubblicato 20 Gennaio 2012
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:39

Per effetto del Collegato lavoro, a partire da quest’anno cambiano le regole che consentono ai lavoratori con contratti a termine di presentare ricorso in caso di licenziamento: tempo 60 giorni, pena inefficacia della richiesta.

A partire dal 31 dicembre 2011, infatti, le aziende che hanno scelto la via del licenziamento per i lavoratori a tempo determinato, progetto, o somministrazione dovranno ricevere l’eventuale contestazione entro 60 giorni, altrimenti la richiesta di ricorso diventa automaticamente inefficace.

I lavoratori hanno quindi un intervallo limitato per eseguire l'impugnazione del licenziamento, mentre nel caso in cui si effettui un tentativo di conciliazione il tempo sale a 270 giorni.

Sono queste le novità  introdotte dalla legge 183, articolo 32 (Collegato Lavoro 2010), che anticipato i tempi di una norma già  annunciata da tempo. Il termine di 60 giorni per fare causa al datore di lavoro e quindi impugnare il contratto a termine sono state prorogate al 31 dicembre 2011 dal decreto Milleproroghe del 16 febbraio 2011, mentre il vecchio termine era stato fissato al 24 gennaio 2011.

Di fatto una misura che limita fortemente le possibilità  di tutti i lavoratori precari, che abbiano un contratto a tempo determinato, contratto a progetto e somministrazione, e che intendano fare causa al datore di lavoro per il licenziamento.

La legge, comunemente chiamata “Collegato Lavoro“, è stata duramente contestata dalla Cgil, che evidenzia come «molto spesso i lavoratori con contratti di lavoro precario subiscono un abuso. Per esempio, i cosiddetti contratti co.co.pro sono frequentemente utilizzati per svolgere le stesso identiche mansioni di chi ha un contratto a tempo indeterminato. In questi casi il contratto è illegittimo. La stessa cosa vale per tanti altri contratti a tempo determinato che, se scritti male, sono nulli».

Tuttavia, precisa la Cgil «non è necessario decidere se avviare un ricorso prima del 23 gennaio prossimo ma, entro quella data, sarebbe sufficiente anche una semplice lettera al datore di lavoro per interrompere il termine di 60 giorni».