Nuova denuncia sulle difficoltà di accesso al credito incontrate dalle piccole e medie imprese in Italia. Stavolta ad evidenziare i grossi ostacoli incontrati dalle aziende per ottenere finanziamenti è l’Osservatorio trimestrale sul credito delle PMI, rilevazione relativa al terzo trimestre 2012, realizzata da Rete Imprese Italia con la collaborazione di Artigiancassa (Gruppo BNP Paribas).
Secondo i risultati dell’indagine diminuisce rispetto al trimestre precedente la percentuale delle piccole imprese che si sono rivolte alle banche per richiedere un nuovo prestito o la rinegoziazione di uno preesistente (15,4% rispetto a 21,7%).
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D’altro canto, si riduce la quota di aziende, detta anche area di stabilità , che riceve un un ammontare pari o superiore rispetto a quello richiesto (30,8% contro il 36,5%) mentre raddoppia il numero di quelle che hanno visto rifiutata la propria domanda di credito (22,1% rispetto al precedente 11,1%). Nel complesso, però, tende a restringersi la cosiddetta area di irrigidimento (credit crunch), costituita dalla somma delle imprese che si sono viste accordare un credito inferiore, rispetto a quello richiesto, più quelle a cui il credito è stato negato (35,8% contro il 36,4% del secondo trimestre).
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Le richieste di finanziamento sono principalmente rivolte a permettere la semplice e ordinaria gestione delle attività e non per esigenze di investimento.
In generale, si riscontra un peggioramento della capacità di fare fronte al fabbisogno finanziario da parte delle aziende che hanno sempre più difficoltà ad effettuare i pagamenti (- 41% dal -33,7% del 2° trimestre). In modo particolare, sono le ditte individuali a soffrire maggiormente con le imprese del Nord Ovest e dell’Italia centrale che presentano la situazione migliore. Dal punto di vista settoriale turismo e manifattura stanno peggio degli altri, mentre segnali di recupero si osservano nel comparto delle imprese dei servizi e – in misura inferiore – in quello delle costruzioni.
In questo quadro, regredisce il clima di fiducia delle micro e piccole imprese, che non si aspettano miglioramenti dello stato dell’economia e sono pessimiste sul futuro della propria azienda. Atteggiamento che trova riscontro negli indicatori economici rilevati per il terzo trimestre 2012 da cui emerge una riduzione dei ricavi e dell’occupazione insieme ad un aumento dei prezzi praticati alle imprese minori dai propri fornitori.