Tra gli impegni del governo Letta c’è quello di rivedere la Riforma delle Pensioni elaborata dal precedente ministro del Lavoro Elsa Fornero. I lavori sono già iniziati e il Governo si è confrontato con i sindacati (Cgil, Cisl, Uil e Ugl) e le associazioni di categoria (Confindustria, Abi, Ania, Rete Imprese Italia e Alleanza delle coop) per delineare la strategia da seguire (vai allo speciale Pensioni in Italia). Particolare attenzione verrà posta sulla flessibilità e in quest’ottica sono state due le proposte avanzate dall’attuale ministro del Lavoro Enrico Giovannini e dal presidente della Commissione lavoro della Camera, Cesare Damiano.
Proposte Giovannini
- una proposta prevede, così come stabilito anche dalla riforma del Lavoro Fornero, di penalizzare chi esce in anticipo dal mondo del lavoro – rispetto ai 62 anni di età con 42 anni di contribuzione – con un prelievo del 2% della quota retributiva per ogni anno di ritiro anticipato;
- l’altra definisce invece una penalizzazione economica sull’assegno pensionistico pari al 12%, percentuale che diminuirà progressivamente con l’allungarsi della vita lavorativa.
Proposta Damiano
Damiano ha invece elaborato una proposta di legge, già depositata, che permetterebbe di andare in pensione tra i 62 e i 70 anni, con almeno 35 anni di contributi, penalizzando chi esce dal mondo del lavoro tra i 62 e i 65 anni e incentivando chi lo fa tra i 67 e i 70 anni (esodati e pensione anticipata: le ipotesi). Le penalizzazioni e seguirebbero il seguente schema: riduzione dell’8% in caso di richiesta di pensionamento a 62 anni; -6% a 63 anni; -4% a 64 anni; -2% a 65 anni. A 66 anni non sono previsti né incentivo, né disincentivi. Dai 67 anni sono invece previsti degli incentivi al pensionamento secondo il seguente schema: +2% a 67 anni; +4% a 68 anni; +6% a 69 anni; +8% a 70 anni (Pensioni, Esodati e Lavoro oltre le Riforme Fornero).