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IMU BIS: imposta di scopo a rischio incostituzionalità

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 23 Aprile 2012
Aggiornato 24 Aprile 2012 12:37

IMU BIS, la vecchia-nuova imposta di scopo per finanziare le opere dei Comuni, rischia di aggravare ulteriormente le già precarie condizioni dei contribuenti italiani, dopo l’avvento della tassa IMU.

Oltre all’IMU, i contribuenti potrebbero essere colpiti da una nuova imposta di scopo legata agli immobili: l’IMU BIS, tassa sul mattone volta a finanziare le opere pubbliche comunali.

Vecchia misura istituita dal Governo Prodi con la Finanziaria 2007 per fornire liquidità ai Comuni a parziale copertura delle opere pubbliche, fino ad oggi era stata utilizzata solo da una ventina di essi.

Finita nel decreto sul Federalismo fiscale del 2011, è tornata ora in auge, sollevando forti preoccupazioni soprattutto nei contribuenti che già pagano il conto salato dell’IMU sugli immobili produttivi, ossia le aziende e i professionisti.

Alcune modifiche apportate al decreto Semplifica-Italia potrebbero infatti renderla ancora più appetibile e applicabile da parte di tutti i Comuni.

Imposta di scopo IMU BIS

Rispetto alla norma originaria, di fatto, sarebbe ora possibile un’applicazione decennale, anziché di cinque anni come previsto in origine dalla Finanziaria 2007. E in più, si potrebbe utilizzare per finanziare il 100% delle opere anziché il 30% come prevedeva il testo originale.
In questo modo, i Comuni sono incentivati ad applicarla per finanziare l’intera realizzazione di opere ed eventi, anche senza disporre di una base economica per portarli a compimento.

Gli immobili, continuano dunque ad essere pozzi senza fondo per la finanza pubblica: con l’IMU BIS sarebbero finanziabili anche spazi per eventi, monumenti e palazzi comunali, musei e giardini. Una occasione ghiotta che rischia di diventare l’ennesima spada di Damocle dei contribuenti in questi primi mesi del 2012.

Il dibattito

Pronta – quanto scontata – la risposta che comunque giunge dal Governo rispetto alle accuse dei contribuenti: «la tassa c’era già; resta nella facoltà dei singoli amministratori locali la scelta di fronte agli elettori di regolamentare le tasse di scopo». Per il presidente della commissione Finanze Gianfranco Conte, relatore del testo alla Camera, «si tratta solo di un allineamento normativo».

«Serve che si faccia marcia indietro correggendola, così che non entri in vigore nell’assurdo testo varato alla Camera»: è l’appello di Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia.

Tanto più che si tratta di una tassa (sugli immobili) che in pratica già esiste e che quindi rischia solo di essere un doppione con un altro nome, a fortissimo rischio di incostituzionalità.

La norma “ridisegnata”, infatti, deve ancora passare al Senato, dove c’è margine per il dibattito politico sulla questione.  Vedremo come reagirà il Parlamento (Pd e Pdl sono già “insorti”), intanto il premier Mario Monti è stato criptico: parlando di tasse come l’IMU bis ha dichiarato di considerarle «idee magari ottime ma che non sono necessariamente nella mente del Governo».