Imprenditori suicidi: un dramma italiano

di Barbara Weisz

Pubblicato 4 Maggio 2012
Aggiornato 7 Maggio 2012 17:49

Corteo delle vedove degli imprenditori suicidi per colpa della crisi e dei debiti: un appello alla riflessione e al sostegno di imprese e artigiani.

Tanta disperazione e rabbia per la morte dei propri cari – imprenditori suicidi che si sono tolti la vita perché non potevano più pagare i dipendenti, mandare avanti l’azienda, a saldare i conti con Equitalia – al corteo organizzato a Bologna e culminato davanti alla sede dell’Agenzia delle Entrate, dove il 28 marzo Giuseppe Campaniello (artigiano di Ozzano Emilia) si è dato fuoco in un gesto estremo di protesta.

Tiziana Marrone – organizzatrice della “marcia delle vedove” insieme a Elisabetta Bianchi – ha denunciato il dramma della solitudine di questi imprenditori onesti, vittime del sistema. Parlando del marito ha ricordato: «Giuseppe si è accollato tutto da solo in silenzio, ha chiesto scusa per non aver potuto pagare il suo debito, ed era una brava persona, non un delinquente». Oltre al dolore e alla rabbia anche l’appello: «chi è nelle condizioni di mio marito parli con le proprie famiglie».

Da inizio 2012 si sono tolti la vita 32 imprenditori: l’iniziativa è servita a ricordarli ma anche a riflettere sui  problemi che coinvolgono aziende, lavoratori e famiglie. Bisogna fare qualcosa per aiutare questi imprenditori «e per queste piccole imprese che sono la spina dorsale del Paese» ha invocato Tiziana Marrone.

Per far fronte a queste situazioni drammatiche sta prendendo forma il progetto di una fondazione che aiuti le vedove degli imprenditori suicidi a gestire i debiti e gli enormi problemi collegati al fallimento o alla crisi dell’azienda.

Le organizzatrici hanno sottolineato la totale apoliticità dell’iniziativa odierna e Tiziana Marrone non si è sottratta al commento su un’altra vicenda che riguarda un imprenditore alle prese con il dramma della crisi: Luigi Martinelli, l’imprenditore con un presunto debito di mille euro che per rabbia ha preso in ostaggio 15 persone in una sede dell’Agenzia delle Entrate di Romano di Lombardia (Bergamo) poi lasciate andare: «comprendo la disperazione del gesto» che però «non si può condividere».

All’iniziativa bolognese ha preso parte anche un gruppo di esodati, esibendo un cartello che chiede di risolvere il problema di chi è rimasto senza lavoro e vede allontanarsi la pensione. Non sono mancate proteste contro le tasse, anche dall’esterno della manifestazione, da parte di chi si trovava sul percorso. Ma le cronache riferiscono anche di fischi rivolti contro un uomo che esibiva un cartello di incitamento alla disobbedienza fiscale.

Tutte facce di una medaglia che presenta sfaccettature di complessità, anche umana, di cui bisogna tener conto, nell’obbligo di un rispetto dovuto e nell’esigenza di tenere lontana qualsiasi strumentalizzazione.