A Mountain View, una ne fanno e cento ne pensano. Mentre lanciano la web tv e presentano al mondo l’auto che si guida da sola, si occupano anche di energie alternative e, udite udite, della creazione di un nuovo indice sull’andamento dei prezzi.
Google ha appena annunciato un investimento in un progetto per la realizzazione di una spina dorsale al largo della costa atlantica statunitense per la produzione di energia eolica. E, su un altro fronte, il chief economist dell’azienda, Hal Varian, nel suo intervento alla conferenza della National Association of Business Economics di Denver ha spiegato di aver raccolto i dati per elaborare un Google Price Index, che misura l’inflazione partendo dalle informazioni che si trovano in rete.
Partiamo dal progetto eolico. La web company ha investito 200 milioni di dollari nel progetto che si chiama AWC, Atlantic Wind Connection, che viene realizzato dalla compagnia Trans Elect e finanziato oltre che da Google, per il 37,5%, anche da Good Energies e Marubeni Corporation. Una struttura lunga 350 miglia al largo della costa che va dal New Jersey alla Virginia, in grado di collegare turbine eoliche per un totale di 6mila MW di potenza, che equivale a circa il 60% dell’intera energia eolica installata negli Stati Uniti l’anno scorso e che sarebbe sufficiente per soddisfare il fabbisogno di un milione e 900mila famiglie.
Il sistema trasporterà l’energia attraverso apposite condutture in una vera e propria «autostrada dell’energia pulita» e farà da volano a un settore, quella dell’energia eolica off shore, che negli States pur davanti a un grande potenziale non è ancora decollato operativamente.
Si tratta, spiega nel blog aziendale Rick Needham, Green Business Operations Director, di «un buon affare», perché la compagnia si attende «un solido ritorno finanziario» e di un progetto «buono per l’ambiente», perché «promuverà lo sviluppo dell’energia eolica off-shore». E ancora, il progetto porterà alla creazione di nuovi posti di lavoro, «migliaia» secondo Needham, aumenterà l’accesso alle energie pulite per i consumatori e incrementerà l’importanza della costa atlantica come zona di produzione di energia. L’investimento serve solo alla fase iniziale del piano, che ancora deve raccogliere le necessarie autorizzazioni.
E veniamo all’inflazione. Gli istituti di statistica possono stare tranquilli, Google per il momento non pubblicherà il suo indice che fra le altre cose va ancora perfezionato, depurandolo per esempio dalla stagionalità. Come ha spiegato Varian, per ora il lavoro si sta concentrando sul modo di raccogliere i dati. Come spesso accade, le idee vengono nei modi e nei momenti più impensati, e in questo caso a scatenare la fantasia dell’economista è stato un macinino da pepe che si è rotto.
Come si conviene a un manager in forze alla prima web company del mondo, Varian ha subito cercato un nuovo prodotto da acquistare in rete, e si è reso conto della quantità di offerte immediatamente disponibili. Così ha iniziato a elaborare l’indice dei prezzi. Che, rispetto a quelli ufficiali, ha un primo vantaggio: la velocità (gli istituti di statistica raccolgono i dati dai negozi e li comunicano con un ritardo di qualche settimana). Varian ha anche fornito qualche anticipazione alla platea riunita a Denver, rilevando da Natale ad oggi un trend deflazionistico molto evidentenegli Usa, mentre viceversa la Gran Bretagna evidenzia un andamento inflazionistico.