Venti sterline, ovvero venticinque euro. Sarà questo il prezzo del tablet che stanno preparando in India, a Bangalore, nel centro di ricerca della Wipro, l’azienda del miliardario Azim Premji. La notizia non è ufficiale, ma viene rilanciata da primarie testate internazionali, a partire dal Times di Londra, che citano fonti interne all’azienda. Trattasi di un fatto che potrebbe essere destinato a rivoluzione un mercato, quello dei tablet, che ha appena due anni di vita e che fino a questo momento si è rivolto a un target di fascia molto alta.
Secondo le indiscrezioni che circolano, il tablet low cost di Wipro sarà pronto entro l’inizio del 2012, lo stanno sviluppando i tecnici che lavorano al centro di ricerca aziendale di Electronic City, a Bangalore, in collaborazione con Imec, società belga di nanotecnologie. Proprio lo sviluppo di nanotecnologie e componenti miniaturizzate è alla base di un progetto che ad esempio Ashok Jhunjhunwala, dell’Indian Institute of Technology, definisce una notevole sfida tecnologica: «è molto difficile» sottolinea, perchè «bisogna ridurre di parecchio il costo di ogni singolo elemento, senza ridurre la qualità». Secondo l’esperto, usando le tecnologie correnti si potrebbe confezionare un tablet da 80 dollari, scendere sotto questo prezzo richiede passi avanti sul fronte della ricerca.
La prudenza induce a ricordare che non è il primo annuncio di tablet low cost che viene fatto. Proprio dall’India, l’estate scorsa presentarono un protitipo di device a 35 euro che doveva essere lanciato nel 2011 e del quale, al momento, non c’è traccia. In quel caso, come in questo, i destinatari principali sono gli studenti delle scuole del sub continente asiatico.
È comunque evidente lo sforzo che l’India, attraverso il settore pubblico e quello privato, sta facendo nelle tecnologie a basso costo. Una sfida, per esempio, al famoso “One laptop per child” di Nicholas Negroponte, fondatore del Media Lab del Massachussets Insititute of Tecnology, altro progetto con luci e ombre.
Le stime per il mercato indiano dei tablets parlano di almeno un milione di pezzi venduti nei prossimi 12 mesi. Ma si tratta di devices, dall’iPad di Apple al Galaxy Tab di Samsung, che costano più di venti volte tanto.
Il paese sta vivendo da almeno un decennio una forte spinta tecnologica, anche a livello di istruzione e ricerca, ed è uno dei paesi a più forte sviluppo del mondo. Risultato: è molto appettibile, soprattutto come mercato di sbocco delle tecnologie a basso costo.
In questo, la Wipro è un’azienda leader. Azim Premji l’ha ereditata quando aveva 21 anni. Allora, la società era una relativamente modesta compagnia di oli vegetali. Negli anni ’70, il manager si buttò nelle settore del software, e oggi l’azienda è leader nel settore (e lui è multimiliardario, il 36esimo nel mondo secondo la classifica di Forbes, con un patrimonio di 16,8 miliardi di dlr).
L’uomo è spesso definito lo Steve Jobs indiano, per la vision che caraterizza le sue strategie di business. E’ anche molto attivo nella filantropia (fra i 19 maggiori donatori del mondo secondo Forbes, uno dei pochi non americani), un interesse che si riflette nell’attenzione nei confronti di settori come le tecnologie a basso costo (al servizio soprattutto della scolarizzazione, in cui il miliardiario investe parecchio anche con la sua fondazione) e la sostenibilità ambientale. Ne consegue un notevole sviluppo per la ricerca: l’azienda (che opera in 50 paesi nel mondo) ha diversi campus, quello di Bangalore è il più grande e occupa circa 20mila persone.