Il timore dei cittadini britannici sta forse diventando una triste realtà. Sembra infatti che la raccolta stradale di impronte digitali diverrà una delle attività previste dalle forze dell’ordine e che verrà disposta in pianta stabile a beneficio della sicurezza nazionale.
Di fatto la sperimentazione di vario genere, e di conseguenza le polemiche, sono diventate concrete già nel 2006. Le forze di polizia potranno quindi beneficiare di appositi scanner portatili utili per il reperimento di impronte in strada e saranno in grado di verificare in tempo reale l’identità di una persona. Tra le motivazioni che spingono in questa direzione si individuano sia un risparmio di tempo che di denaro.
Risparmio di tempo in quanto in pochi minuti l’agente potrà verificare con certezza l’identità di un fermato, incrociandola in tempo reale con un grandissimo database informativo di impronte (oltre 7 milioni).
Risparmio di denaro, in quanto potrebbero venire meno tutti i trasferimenti verso le centrali al solo scopo, spesso non proficuo, di confrontare l’identità di una persona e che richiede lo spostamento continuo di agenti e mezzi di polizia.
L’acquisizione delle impronte in strada e la distribuzione degli scanner portatili rientra nel Progetto MIDAS, Mobile Identification At Scene, il cui stanziamento in termini economici è previsto per 35 milioni di sterline.
Nonostante un certo spirito attendista di molte associazioni, alcune realtà non hanno esitato a dimostrare il loro dissenso nei confronti di questa iniziativa contro i diritti dell’individuo. Non è accettabile che le persone non abbiano la libertà di girare per strada senza che sia necessario procedere ad un riconoscimento tramite impronte ed è inoltre necessario assicurare (afferma il gruppo Liberty) che la polizia prenda le impronte solo se quelle persone sono sospettate di aver commesso un crimine e non esiste altra alternativa di identificazione.