Non si placa la polemica sulle affermazioni diffuse dal neocapo dipartimento all’Istruzione, Lucrezia Stellacci, secondo la quale nella scuola ci sarebbero 41 mila professori inattivi, pagati senza tuttavia esercitare la professione con regolarità. Una cifra che è apparsa esorbitante anche ai sindacati, che hanno subito chiesto chiarimenti anche perché metterebbe in discussione le 10 mila nuove assunzioni previste per il prossimo futuro.
Una quantità enorme di docenti distaccati, o “imboscati? come sono stati spesso definiti in questi giorni, che non eserciterebbero il loro mestiere nelle classi italiane e che potrebbero mettere a rischio i nuovi ingressi nella scuola annunciati anche dal Ministro Francesco Profumo.
«Se il ministero dell’Economia è stato così rigido sull’ipotesi di fare diecimila assunzioni è perché sulla scuola pesano altri 40mila stipendi, per la precisione 41.503.»
A placare le proteste, e smentire i fatti, è intervenuto proprio il Miur, che ha voluto tranquillizzare i cittadini pubblicando una nota sul sito ufficiale, dove si legge che probabilmente la cifra che ha destato non poche polemiche deriva da una confusione tra il personale effettivamente attivo nella scuola come insegnante, e le altre persone che svolgono altre attività. In sostanza, i professori inattivi sarebbero invece 10 mila e non oltre 41 mila. Così si legge nel comunicato ministeriale:
«Una leggenda metropolitana forse nata dalla difficoltà di dover distinguere con tirannica sintesi tra “cattedre” (posto in organico) e “persone”: nella stragrande maggioranza dei casi le due cose coincidono. Talvolta però una singola cattedra può avere più di un docente che, a tempo parziale, presta il proprio servizio insieme ad altri colleghi. La cifra di 41.503 docenti citata da alcuni organi di stampa deriva dunque da un’operazione di sottrazione tra “pere” (numero degli insegnanti) e “mele” (numero dei posti). Cioè dalla differenza tra il numero dei docenti che risultano in servizio, 765.017, e il numero dei posti in organico complessivo (comuni e di sostegno) pari a 723.514. Ma come abbiamo tutti imparato sin dalle elementari, “mele” e “pere” non possono sommarsi o sottrarsi».
Il Ministero precisa ancora la situazione della scuola italiana, sottolineando come tra questi 10 mila insegnanti fantasma in realtà ci siano anche i docenti ritenuti non più idonei all?insegnamento (a causa di malattie che impediscono di fare lezione ed esercitare la professione in classe, ad esempio), e quindi dipendenti del Ministero ma con altri ruoli. Oltre a questi ci sono anche altre categorie professionali che non percepiscono retribuzione dal Miur, come i dottorandi di ricerca e gli insegnanti impegnati in altri incarichi amministrativi o politici.
«Abbiamo poi addirittura un certo numero di insegnanti non più retribuiti da questa amministrazione, tra cui 400 dottorandi di ricerca, che rappresentano un investimento in formazione professionale, e circa mille docenti comandati presso enti, università o organizzazioni politiche statali o regionali. Così come non percepiscono busta paga dall’amministrazione i circa 450 insegnanti che ricoprono attualmente un mandato politico o amministrativo. A carico del Ministero ci sono poi 300 insegnanti comandati per l’autonomia, cioè esperti a servizio dell’intero sistema, e circa mille docenti che insegnano all’estero. A questi si aggiungono infine i “famigerati” insegnanti che usufruiscono in tutto il territorio nazionale del distacco sindacale: sono un po’ meno di mille, dunque una cifra assolutamente congrua con i numeri di questa amministrazione, che peraltro assicura l’esercizio di un diritto costituzionale del personale ad organizzarsi in sindacato».