Social media in azienda, ok all’utilizzo (anche) privato

di Giuseppina Di Martino

12 Marzo 2012 16:00

Sempre più importante per le aziende imparare a gestire l'"identità sociale", valutando opportunità e rischi dei social media invece di ignorarli.

Un’indagine condotta dalla società di analisi di mercato Gartner ha evidenziato che entro il 2014 saranno meno del 30% le aziende che bloccheranno ai propri dipendenti l’accesso ai social media, contro il 50% che ha adottato questa misura nel corso del 2010. Il numero di aziende che impedisce l’accesso a Facebook, Twitter, Google+, ,LinkedIn, Yelp e simili, infatti, diminuisce ad un tasso del 10% l’anno.

I social media in ufficio sono usati dai dipendenti soprattutto per attività non legate al business. Come risulta da recenti ricerche, i colletti bianchi spendono più di 30 minuti al giorno sui social network per fini personali, ma altrettanto tempo è dedicato ad attività di interesse aziendale.

Andrew Walls, research vice president per Gartner, relativamente all’indagine condotta dalla sua società ha commentato: “Anche in quelle organizzazioni che bloccano l’accesso ai social media, i blocchi tendono a non essere completi. Alcuni dipartimenti e processi, come il marketing, hanno bisogno di accedere a social media esterni e gli impiegati possono aggirare i blocchi impiegando dispositivi personali come gli smartphone. Le aziende hanno bisogno ora di prestare attenzione all’impatto dei social media nell’ambito delle pratiche di gestione dell’accesso e dell’identità (IAM – Identity and Access Management)“.

Con Identity and Access Management si indica l’applicazione di policy e l’impiego di strumenti tecnologici per gestire le informazioni riguardanti l’identità degli utenti e controllarne l’accesso alle risorse aziendali.

Gli obiettivi della soluzione IAM sono i seguenti:

  • aumentare la produttività e la facilità d’uso del sistema informatico da parte degli utenti finali,
  • aumentare il livello generale della sicurezza, diminuendo i costi associati alla gestione degli utenti e delle loro identità e delle loro credenziali.

Quindi nelle organizzazioni aziendali, specie quelle più complesse e di più grandi dimensioni, esistono e sono gestiti processi che stabiliscono chi ha accesso a quali risorse, l’assegnazione delle autorizzazioni, la loro modifica o revoca e il monitoraggio delle attività, nel rispetto delle politiche aziendali di sicurezza.

Secondo Gartner i social media consentono alle aziende di raccogliere una più completa gamma di informazioni di identità di quanto possono fare i sistemi IAM delle aziende. Essi permettono una più completa visione dell’identità di un soggetto, che si estende oltre i confini delle organizzazioni.

Per i manager IAM questo rappresenta sia una minaccia, sia un’opportunità: se da un lato i dati di identità e le piattaforme social media possono esporre le organizzazioni e gli utenti a diverse minacce di sicurezza, non ultimi danni reputazionali e di immagine, dall’altro le aziende avranno l’opportunità di impiegare i dati di identità raccolti per migliorare il supporto per le loro pratiche IAM, riuscendo a ricavare un profilo identitario più completo, auspicando che ciò non leda la privacy dei dipendenti.

Walls ha sottolineato che le aziende non dovrebbero ignorare i social media e le identità sociali: dovrebbero invece analizzare il loro utilizzo per cercare discordanze tra le loro pratiche di gestione degli accessi e delle identità valutando le opportunità e i rischi.

L’impatto dei social media sulle aziende sarà approfondito dalla società di ricerca Gartner  il 12 e 13 marzo a Londra nell’ambito dell'”Identity & Access Management Summit 2012″.