I ministri delle Finanze dell’Eurogruppo si apprestano a iniziare a confrontarsi per stabilire in che modo applicare i nuovi meccanismi anticrisi, a iniziare dal cosiddetto “scudo anti spread“. Nella riunione odierna, già si sa, non uscirà una soluzione definitiva, che invece potrà essere individuata nella prossima riunione, prevista per il 20 luglio.
Intanto, sorgono le prime valutazioni da parte delle imprese e dei cittadini su quello che significherà per l’economia europea la decisione della Bce di tagliare il tasso di interesse facendolo scendere allo 0,75% (25 punti base), per la prima volta nella storia dell’euro sotto la soglia storica dell’1%.
Il tasso per le operazioni di rifinanziamento (o refi), rappresenta il valore indicizzato che gli istituti bancari autorizzati devono pagare quando prendono in prestito denaro dalla Bce.
Per una banca accedere al credito Bce diventa essenziale nel momento in cui si trova ad essere carente di liquidità. I tassi di interesse interbancari come l’indice Euribor sono molto sensibili alle variazioni del tasso refi. Ragion per cui, il tasso di interesse della Bce costituisce un valido strumento di intervento sui valori del tasso di mercato.
Mario Draghi, dall’autunno scorso presidente della Bce, nell’annunciare la misura in una conferenza stampa tenuta nella sede dell’Eurotower a Francoforte, ha giustificato la decisione, presa peraltro all’unanimità dal Consiglio direttivo, con il calo della pressione sull’inflazione che dovrebbe scendere sotto il 2% nel 2013.
Il taglio del tasso ufficiale di sconto, secondo Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, avrà un effetto benefico sul sistema delle imprese che potranno risparmiare fino a 2,26 miliardi di euro all’anno su finanziamenti, anche in corso, e interessi alle banche. Inoltre, la Bce, avendo contestualmente azzerato il tasso sui depositi, in altri termini le banche private non avranno remunerazione ripiazzando i soldi presi a prestito nei depositi della Bce, ha incentivato l’attività di investire e prestare denaro da parte del sistema bancario con conseguente vantaggio delle aziende in cerca di finanziamento.
Per i mutui delle famiglie, specialmente per quelli a tassi variabili, invece cambia poco. La rata è sensibile all’andamento dell’Euribor che nei mesi scorsi però è già sceso al di sotto dell’1%.