Via libera alla nascita delle 22 “zone franche urbane”, localizzate in 23 Comuni: Ventimiglia in Liguria; Massa e Carrara in Toscana; Pescara in Abruzzo; Velletri e Sora nel Lazio; Cagliari, Iglesias e Quartu Sant’Elena in Sardegna; Campobasso in Molise; Napoli, Torre Annunziata e Mondragone in Campania; Taranto, Lecce ed Andria in Puglia; Matera in Basilicata; Crotone, Rossano e Lamezia Terme in Calabria; Catania, Gela ed Erice in Sicilia.
I comuni sono stati attentamente selezionati tra ben 64 proposte, in base ad una serie di indicatori di disagio socioeconomico.
Per la regione Abruzzo è stato invece studiato uno specifico progetto di Zona Franca Urbana per favorire la ripresa economica ed occupazionale nelle zone maggiormente colpite dal sisma. Le agevolazioni fiscali e contributive (che partiranno dal prossimo Gennaio), prevedono l’esenzione di Ires, Irap, Ici e previdenza sociale, per un periodo di 14 anni a favore delle nuove imprese che investiranno sul territorio.
Ben 100 milioni di euro stanziati per mantenere fede agli impegni presi. Ad annunciare l’importante iniziativa, è stato il Ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, all’atto della sottoscrizione dei contratti da parte dei sindaci dei comuni interessati.
Ogni sindaco infatti, ha dovuto firmare un apposito documento denominato “Contratto di Zona Franca Urbana”, in cui sono raffigurati gli impegni assunti dalle parti. Durante la conferenza, Scajola ha dichiatato: «Per la prima volta in Italia prevediamo per i quartieri più piccoli e degradati d’Italia un sostanzioso pacchetto di agevolazioni per incentivare la nascita di nuove imprese fino a 50 addetti, per aumentare l’occupazione e rivitalizzare aree degradate. Già dalle prossime settimane una task force del Ministero metterà a disposizione degli imprenditori delle 22 zone interessate le istruzioni necessarie per beneficiare delle diverse agevolazioni. Il rigore e la trasparenza adottate per l’individuazione dei quartieri svantaggiati con la collaborazione delle Regioni ha già permesso di notificare e di ottenere, in tempi molto rapidi, l’autorizzazione delle Commissione Europea».
Le parole d’ordine sembrano quindi essere trasparenza e velocità. Con la firma del contratto si va finalmente a concludere l’iter burocratico iniziato dal precedente Governo, che aveva individuato nell’adozione delle “zone franche urbane”, la strategia ideale per il rilancio economico – sociale delle zone svantaggiate, attraverso l’insediamento di nuove micro imprese.
Inizialmente, furono scelte solo zone del Sud Italia ma, per volere dell’UE, la selezione fu estesa a tutto il territorio nazionale.
È quindi una vittoria, sotto tutti i punti di vista, per quei comuni che da anni cercano aiuti finanziari per agevolare la ripresa e la crescita del territorio, dando motivazioni ai coraggiosi imprenditori che spesso si ritrovano ad operare in “terre di confine” dove è difficile fare impresa.