«Può essere e speriamo, lo abbiamo scritto anche nei documenti ufficiali che l’Europa chiede, che nel 2010 il Pil chiuda con un segno positivo, +1% o più dell’1%». Si è mostrato ottimista il Ministro dell’Economia Giulio Tremonti nella giornata di ieri nel corso del proprio intervento presso l’Unione degli Industriali di Roma nonostante le prospettive poco esaltanti sul fronte del Prodotto interno lordo per il 2009. Salvo cambiamenti significativi, infatti, il Pil italiano dovrebbe chiudere l’anno in corso a quota -5% per poi risalire lentamente la china nel corso del 2010.
«È un dato che parte dal basso, si risale dopo aver perso il 6% in due anni» ha dichiarato Tremonti, sottolineando gli effetti della sensibile riduzione del Pil causata principalmente dalla difficile congiuntura economica: « Se perdi 80 – 90 miliardi di Pil perdi 30 – 40 miliardi di entrate, ma non puoi pensare di negare agli ammalati le medicine, ai pensionati la pensione. Non si indicizzano quelle voci, se non al margine, non puoi dire sono finite le entrate». Affermazioni dettate anche dalla necessità di sottrarre l’attuale politica economica adottata dalle numerose critiche giunte direttamente dall’interno dell’Esecutivo, con alcuni ministri impegnati in un duro braccio di ferro per ottenere maggiori risorse per i propri dicasteri.
Nel corso del proprio intervento Giulio Tremonti ha ricordato i rischi legati alle politiche basate eccessivamente sulla costruzione di nuovo debito, facendo indirettamente riferimento alle indicazioni fornite la scorsa settimana dall’Ocse sul debito pubblico sempre più alto nel nostro Paese: «Sui mercati la posizione del governo italiano è apprezzata, è seria e responsabile. Tuttavia, passare da 100 in rapporto a debito – Pil a 120 vuol dire spendere in interessi un punto di Pil in più all’anno. Quindi fare debito non è gratis, si fanno interessi che si aggiungono ad altri interessi».
Secondo il Ministro, l’attuale situazione globale dei mercati e dell’economia non aiuta il nostro paese e non amplia certamente i margini per dare vita a una ripresa rapida e sostenuta. L’Italia paga pegno a causa di uno dei debiti pubblici più alti d’Europa, ma ciò non dovrebbe comunque ostacolare un timido rilancio dell’economia già nel corso del 2010. «Alla fine siamo rientrati nella normalità. Siamo un paese che, stando ai numeri del 2009 in proiezione sul 2010, ha numeri normali».
Tremonti ha poi riconfermato l’intenzione di procedere a una riforma dell’attuale sistema fiscale entro la fine della legislatura. Il Ministro ha espresso la volontà di seguire una linea calibrata sul medio – lungo periodo tenendo conto dei vincoli di bilancio, che potrebbero naturalmente influire sulla tempistica della annunciata riforma. Temi delicati quali intervento sull’Irap e quoziente familiare in finanziaria non sono stati toccati dal responsabile di via XX Settembre per evitare nuovi attriti all’interno della maggioranza.
Maggiormente duro e pragmatico il passaggio dell’intervento sulla annosa questione della soppressione delle province: «Sulle province bisogna fare un discorso serio: se volete andare in televisione o in osteria, che a volte è la stessa cosa, basta dire che si devono eliminare le province. Ma le province sono previste dalla Costituzione, allora eliminiamo la Costituzione? Si può fare il discorso dell’accorpamento: a Roma, per esempio, la provincia cos’è? O a Milano? Dicono che si possono risparmiare 8 miliardi. Forse avete fatto l’esperienza empirica di viaggiare su una strada provinciale, allora come si fa? Ci sono le strade, le scuole… Allora si deve fare un discorso serio, non uno show».
Tremonti ha concluso il proprio intervento riconoscendo l’importante ruolo di Confindustria e il lavoro realizzato insieme al Ministero dell’Economia per affrontare le principali criticità legate alla crisi. Un riconoscimento gradito da Emma Marcegaglia, che ha però sottolineato l’importanza di «cambiare marcia» e di dare presto vita a «uno sforzo corale di tutto il Paese» per creare un futuro maggiormente sostenibile per l’economia italiana. La presidente di Confindustria ha invitato Tremonti ad «aprire un dibattito serio e non demagogico sulla riduzione della spesa pubblica corrente improduttiva per investire quelle risorse in infrastrutture e ricerca per far ripartire il paese».