Sono 91 le banche europee sottoposte agli stress test europei che ne devono verificare la solidità e la capacità di resistere a eventuali scenari di crisi. Cinque le italiane, ovvero Unicredit, IntesaSanPaolo, Monte dei Paschi di Siena, Banco Popolare, Ubi Banca. I risultati verranno comunicati ufficialmente il prossimo 23 luglio, nel frattempo il Cebs, il comitato dei supervisori del sistema bancario europeo, ha comunicato i dettagli sugli obiettivi e sulla metodologia utilizzati.
L’obiettivo principale è quello di «verificare la resistenza del settore bancario europeo e la capacità delle banche di assorbire ulteriori possibili shock sul credito e i rischi di mercato, incluso il rischio sovrano, e per testare l’attuale dipendenza dalle misure di supporto pubblico». Il test viene condotto «su ogni singolo istituto», utilizzando scenari macroeconomici possibili per il 2010 e il 2011 «messi a punto in stretta collaborazione con la Bce e la Commissione Europea».
Gli scenari includono una serie di variabili (ad esempio, l’evoluzione del pil, della disoccupazione, dell’inflazione), differenziati per i paesi dell’Ue, gli altri stati dell’area economica europea e gli Stati Uniti.
Lo scenario più avverso preso in considerazione ipotizza una flessione del pil pari a tre punti percentuali rispetto alle previsioni della Commissione Europea per i due anni presi in considerazione (questo e il prossimo). Il lavoro simula anche condizioni avverse sui mercati finanziari e uno shock sui tassi di interesse, «per cogliere un incremento del premio di rischio legato a un deterioramento dei mercati dei bond governativi europei».
Gli stress test interessano i grandi gruppi bancari e anche le principali istituzioni di credito domestiche. Per ogni paese viene coperto circa il 50% del settore bancario, come espresso dagli asset totali. Le 91 banche esaminate rappresentano il 65% del comparto in Europa. I test vengono effettuati a livello consolidato, quindi riguardano anche le controllate e le filiali dei gruppi transfrontalieri.
Il Cebs sottolinea che gli stress test non forniscono «previsioni sui risultati» delle banche, ma piuttosto «uno scenario ipotetico mirato a supportare la valutazione di supervisione sull’adeguatezza patrimoniale delle banche europee».
Oltre alle già citate cinque italiane, i test riguardano 14 istituti tedeschi, (fra cui Deutsche Bank e Commerz), 27 spagnoli (fra cui il Santander e il Bbva), quattro inglesi (Royal Bank of Scotland, Hsbc, Barclays e Lloyd), altrettante francesi (Bnp Paribas, Credit Agricole, Bpce, Societe Generale), sei banche greche, quattro in Olanda, Portogallo e Svezia, tre in Danimarca, due in Austria, Belgio, Cipro, Ungheria, Irlanda, Lussemburgo, e infine una in Finlandia, Malta, Polonia, Slovenia.