Un mercato da 200 milioni di euro. Tanto vale la permanenza in città di lui o di lei mentre il partner è in vacanza. Questi single estivi cambiano improvvisamente, e sensibilmente, le proprie abitudini di consumo, vanno di piu’ al ristorante piuttosto che si concedono più frequentemente momenti di benessere e relax. A misurare l’impatto economico di questo fenomeno, valutando anche le differenze di comportamenti fra uomini e donne, è stata la Camera di Commercio di Monza e Brianza che ha elaborato un’apposita indagine, “Abitudini e costumi estivi“, condotta su circa 600 aziende lombarde.
Innanzitutto, anche se sono ormai numerose le donne che rimangono sole in città per qualche settimana, il maggior numero di single a tempo è rappresentato dagli uomini, almeno in Lombardia, dove sono il 78% (il restante 22% è rappresentato dal gentil sesso). Quando la moglie, e spesso anche i figli, sono in vacanza, la prima abitudine che gli uomini cambiano è quella relativa ai pasti: nel 34,7% dei casi vanno più spesso al ristorante, e a questa cifra si può aggiungere l’8,1% che si rivolge ai take away. Segue il ricorso alla tintoria, 20,2%. Nella maggior parte dei casi, 57,2% queste attività da single vengono svolte da soli, e occasionalmente con amiche e amici, 35,3%.
Le donne, quando restano da sole in città, ne approfittano per dedicarsi al proprio benessere e alle amicizie. Nel 28,6% vanno più spesso in palestra o al centro sportivo, come gli uomini vanno più spesso a cena fuori, 24,5%, ma più spesso con gli amici e le amiche, 61,2%, mentre solo il 34,7% sceglie attività solitarie.
I due settori che rispetto all’anno scorso hanno maggiormente incrementato il proprio business sono i take away e i centri benessere. Mediamente, il periodo che un uomo passa da solo in città è di dieci giorni, in cui spende circa 60 euro in più rispetto al resto dell’anno, per un totale giro d’affari di 47 milioni di euro. La donna invece trascorre circa otto giorni a casa da sola, e spende 43 euro in più, per un totale di 16 milioni.
Restando sul fronte dei consumi, le differenze più marcate riguardano il capitolo lavanderia e tintoria (a cui ricorrono il 20,2% degli uomini contro un magro 2% di donne), i centri sportivi (8,7% di uomini contro il 14,3% di donne) e i centri estetici, frequentati solo dallo 0,6% dei maschi e da un ben più nutrito 14,3% di signore. Abbastanza simili, invece, le percentuali sui ristoranti (uomini al 34,7% e donne al 24,5%) e sui take away, rispettivamente 8,1 e 10,2%.
Quanto ai cambiamenti di abitudini, tutti dichiarano di passare più tempo al lavoro, con una preponderanza maschile, 61,3% contro 49%. Pochissimi ne approfittano per vedere di più i parenti, anche qui con una leggera maggioranza di uomini, 7,5% contro 4,1%. Praticamente nessuno dichiara di incontrare e conoscere gente nuova, lo 0,6% fra i maschi e nessuna delle signore.
E qui le battute si potrebbero sprecare, perchè qualche esponente del sesso forte che sogna di incontrare una novella Marilyn (magari all’uscita della metropolitana) ci sarà pure. Ma se a quei tempi l’unico dubbio che viene a Tom Ewell è che la moglie, in vacanza, possa aver incontrato a sua volta un vicino di casa, ai nostri giorni può capitare che sia il marito a doversi crucciare con il dubbio che la consorte abbia incontrato il suo George Clooney. Soprattutto se il matrimonio è giunto al settimo anno…