Ocse, i rischi dei cyber attacchi

di Barbara Weisz

18 Gennaio 2011 16:30

La combinazione di un attacco o di un incidente informatico e di un altro tipo di catastrofe potrebbe portare alla tempesta perfetta. Il report Ocse

Un improvviso collasso del sistema finanziario internazionale, pandemie su larga scala, fuga di sostanze tossiche dovuta all’inquinamento, condizioni climatiche o situazione dei vulcani che sul lungo termine possono creare problemi ai collegamenti.

Sono tutte ipotesi, assolutamente ipotesi, di catastrofi che hanno formato la materia di un singolare studio dell’Ocse, emblematicamente intitolato “Future Global Shocks“. Ebbene, al di là dei disastri sopra citati, c’è un’eventualità su cui gli esperti dell’organizzazione dei paesi più industrializzati si sono particolarmente soffermati: i cyber attacchi. La conclusione è la seguente: ci sono pochi singoli attacchi informatici che sarebbero potenzialmente in grado di causare una catastrofe globale.

La sicurezza informatica, insomma, è ogni giorno di più un aspetto fondamentale di cui i governi devono tenere conto. Anche perché, in via del tutto teorica, gli analisti dell’Ocse hanno evidenziato le condizioni in cui sarebbe possibile la “tempesta perfetta”: la combinazione di attacchi cibernetici coordinati o anche di un incidente informatico con un altro tipo di disastro. Ad esempio, potrebbe verificarsi un attacco ai protocolli Internet, oppure un incidente come una vasta eruzione solare in grado di distruggere alcuni componenti chiave per le comunicazioni come i satelliti. La combinazione di un evento di questo genere con un altro disastro, potrebbe portare alla tempesta perfetta, come rilevano Peter Sommer, professore della London School of Economics, e Ian Brown, dell’università di Oxford.

Si tratta di eventi limite, così come nello stesso studio si legge che in realtà è molto improbabile che avvenga mai una vera cyber guerra. Ma è altrettanto vero che la sicurezza informatica è ormai da tempo un elemento chiave della difesa di tutti i governi del pianeta. I quali, ognuno a modo suo, si attrezzano con quelle che possono definirsi “armi informatiche”.

Un esempio citato dallo studio è rappresentato dagli Stati Uniti, che insieme a Isarele hanno realizzato il virus Stuxnet per attaccare gli impianti nucleari iraniani. Gli Usa hanno un vero e proprio “esercito telematico”, ma non sono gli unici nel mondo a correre alla militarizzazione del cyberspazio.

La Gran Bretagna nello scorso mese di ottobre ha classificato i cyber attacchi come una delle minacce esterne principali, e ha preparato un budget extra di un miliardo di dollari. E anche le potenze emergenti, come la Russia e la Cina, considerano questo un settore strategico per contrastare il dominio militare americano nel campo tradizionale.

Comunque la certezza è che, come si legge nel report dell’Ocse, una delle sfide attuali dei governi consiste nel mettere a punto adeguati standard di sicurezza per proteggere i propri sistemi informatici.