Secondo un calcolo di Confindustria, il debito dello Stato verso le imprese fornitrici ammonterebbe a 70 o forse 90 miliardi di euro. In pratica: un debito nel debito, che però rischia di far morire numerose aziende, piccole, medie o grandi che non ricevono i pagamenti per prestazioni o compravendite effettuate anche più di un anno fa. La cosa curiosa è che tali somme non rientrano nella voce “debito pubblico” perché secondo i parametri di Maastrischt quanto uno Stato deve alle aziende è come se non esistesse. Paradossalmente, se i creditori fossero soddisfatti tali somme entrerebbero nel “calderone” del debito pubblico e l’Italia vedrebbe aumentare il rapporto deficit-Pil.
Le conseguenze sono presto immaginabili: molte – soprattutto quelle meno strutturate e con fatturati inferiori – rischiano la chiusura. La cosa incredibile di questa situazione è che il ministero dello Svilippo Economico è conscio di questa situazione “incresciosa” che si ripercuote con un effetto domino su tutto il territorio italiano e su molte aziende.
Il motivo? “La causa è da attribuire a motivi esterni: dalla mala gestione di Paesi terzi ad altri organismi” ha commentato il ministro Corrado Passera. Ma la risposta suona poco comprensibile o tollerabile da parte di quelle aziende che vantano dei crediti e che sono colpiti da questo stato di cose.
L’Ue impone agli Stati un massimo di due mesi per saldare i propri debiti pena multe salate che, per quanto riguarda il nostro Paese, sono enormemente inferiori all’importo dovuto alle imprese. Per capire in che stato (con la “S” minuscola) ci troviamo, in Germania, le imprese ricevono il dovuto dopo un mese. Ma forse gli imprenditori e i manager delle grandi aziende hanno alle spalle una Giustizia civile che funziona e che permette di far valere i propri diritti.
Ma ritornando al debito di 90 miliardi, quando sarà saldato – e dunque per i comuni mortali sarà estinto – per le regole comunitarie invece emergerebbe e il rapporto fra debito e PIL salirebbe di sei punti. Tutto secondo i piani, dunque. Ma chi ci rimette, sono le aziende.
Intanto, visto che semplicemente lo Stato italiano non ha la liquidità per pagare i fornitori, si sta pensando di pagare i creditori emettendo titoli di Stato a loro favore, visto che non si possono più fabbricare fisicamente i soldi da dare ai fornitori, come avveniva prima dell’avvento della Moneta Unica, il primo gennaio 2002. Tuttavia, pagando in titoli, il debito pubblico crescerebbe nello stesso modo.
Insomma: non si riesce a trovare una soluzione, mentre le aziende sono in difficoltà.