E’ in pieno svolgimento uno degli ultimi incontri tra governo e sindacati in merito alla riforma del mercato del lavoro, che potrebbe trovare la sua definitiva forma prima della fine di marzo. Nel frattempo, il ministro Fornero potrebbe aver trovato i fondi per finanziare gli ammortizzatori sociali che tanto stanno a cuore alle varie sigle che rappresentano i lavoratori.
Il punto chiave è l’articolo 18, per il quale ci sarebbero le condizioni per firmare un accordo che piacerebbe soprattutto al leader della Uil, Luigi Angeletti: questo istituto, così com’è, resterebbe soltanto a protezione di quei licenziamenti considerati “discriminatori” mentre scomparirà per quei licenziamenti legati a necessità economico-organizzative, sui quali il giudice del lavoro non potrà sindacare. La cessazione del rapporto avverrà sotto il controllo dei sindacati che controlleranno che vi sia la corresponsione di un giusto indennizzo.
Ci sarà poi un terzo tipo di licenziamento, legato a motivi disciplinari: in questo caso, il giudice competente potrà scegliere tra il reintegro e l’indennizzo fino a 18 mensilità. Uno dei punti sui quali si è discusso è a chi si applichino tali regole: pare che la decisione finale sia che toccheranno i nuovi assunti mentre si debba aspettare la fine della crisi economica (un paio d’anni?) per poterle applicare anche ai contratti di vecchia data.
Sull’altro piatto della bilancia, però, i sindacati puntano a firmare purché si aumentino le risorse necessarie a garantire a tutti l’indennità nel caso di perdita del posto di lavoro. In particolare, la cassa integrazione ordinaria e una indennità di disoccupazione con massimale più elevato, rimarrebbero; la cassa integrazione straordinaria – contrariamente a quanto vorrebbero fare i sindacati – scomparirebbe. In discussione c’è la possibilità che il sussidio di disoccupazione venga mantenuto (a carico delle aziende) anche oltre il termine di un anno, qualora l’ex dipendente non riesca a essere ricollocato nel mercato del lavoro.
E tali risorse – circa 2 miliardi di euro – sarebbero state trovate attingendo ai risparmi che si otterrebbero dalla riforma delle pensioni.
Altri temi all’ordine del giorno sono la flessibilità in entrata in azienda e i contratti, che in futuro dovranno essere numericamente inferiore a quelli odierni.