Sono giunte alle fasi finali gli incontri tra governo, imprese e sindacati per riformare il mercato del lavoro. Il presidente del Consiglio ha convocato le parti a palazzo Chigi per il giorno 20 marzo alle ore 15.30, con l’obiettivo di concludere un accordo condiviso dalle parte in modo da poter preparare un disegno di legge da sottoporre al Parlamento per la votazione finale.
All’incontro di martedì prossimo parteciperanno anche il ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, il ministro dell’Istruzione e della ricerca scientifica, Francesco Profumo, il vice ministro dell’Economia e delle Finanze, Vittorio Grilli e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà.
Pltre naturalmente al ministro Elsa Fornero,che è riuscita a mettere d’accordo le parti rendendosi disponibile a rinviare al 2016 la piena entrata in vigore della nuove disciplina del lavoro. “Pensiamo che le imprese industriali siano vitali per l’economia dell’Italia” ha detto il ministro davanti al Senato. “Tuttavia crediamo che non sia compito del governo dettare l’agenda alle aziende, dicendo loro cosa sia meglio o peggio fare. E se le imprese della Penisola si aspettino che l’esecutivo le aiuti a tirare avanti, si sbagliano di grosso: sono finiti gli aiuti del passato, anche perché l’Unione europea non li permette. Il nostro compito è solo quello di favorire l’occupazione, di creare un ambiente favorevole alle aziende e che sia conveniente assumere una persona e che non convenga più una qualunque forma di precariato. La riforma del lavoro punta a rilanciare l’economia e ad attrarre maggiori investimenti”.
Fra i temi più dibattuti c’è quello sui licenziamenti e sulla modifica dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori: l’esecutivo punta a confermare che il diritto per un lavoratore a essere reintegrato in azienda dopo un licenziamento esisterebbe solo in caso di discriminazione. Per quelli per motivi economici ci sarebbe solo un indennizzo mentre per i motivi disciplinari toccherà al giudice stabilire se il dipendente debba essere reintegrato in azienda o essere risarcito.
Ma questi punti per ora non trovano il consenso dei sindacati, che li giudicano troppo duri, mentre invece trovano l’appoggio di Confindustria e di una parte della maggioranza, coincidente con il PdL.
Riguardo ai contratti, il ministro Fornero nel confermare quello a tempo indeterminato mette quello di apprendistato visto come strada per accedere poi definitivamente nel mercato del lavoro. I contratti a termine, però, non andranno in pensione: ne resterebbero di 7 tipi, anche se saranno utilizzati in maniera più sporadica perché saranno più onerosi per le imprese. Tali oneri, però, potranno essere recuperati nel momento in cui il contratto a tempo determinato si trasformi in uno a tempo indeterminato.
Con lo stesso principio – l’onerosità – sarà aumentata l’aliquota contributiva all’Inps dei cosiddetto contrratti a progetto (i “co.co.pro.“), che risulteranno pertanto meno convenienti.
E riguardo ai giovani apprendisti, le aziende li potranno assumere beneficiando di agevolazioni sui contributi pensionistici solo se saranno in grado di dimostrare di avere trasformato a tempo indeterminato almeno una parte di quelli assunti in precedenza con altre formule.
Partite Iva: il ministro vuole introdurre norme che “facciano presumere il carattere coordinato e continuativo della collaborazione tutte le volte che un rapporto di lavoro superi i 6 mesi nell’arco di un anno”.