Attorno a Telecom Italia si sta scatenando una imponente bufera giudiziaria dagli esiti incerti nella quale, dice una nota aziendale, “la società sarebbe parte lesa”. La procura di Milano ha infatti messo sotto inchiesta 14 dipendenti (fra cui 3 manager) dell’azienda telefonica italiana più 85 altre persone che lavorano come rivenditori Tim. Pesante l’accusa: associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione di documenti di identità.
In particolare, sotto accusa sarebbe il fatto che alcune di queste persone avrebbero venduto numerose schede Sim a persone inesistenti, che sarebbero poi state usate per commettere illeciti quando non addirittura reati soprattutto di tipo informativo.
Le card, infatti, erano intercettabili come qualunque scheda telefonica applicabile a un cellulare solo che le autorità giudiziarie e di polizia non erano in grado di risalire ai reali utilizzatori né agli intestatari che, come detto, erano persone fittizie.
I carabinieri, che hanno condotto le indagini, hanno anche coinvolto l’azienda stessa perché, in base alla legge 231, deve rispondere dei reati commessi dai propri dipendenti. In questo caso, il periodo in cui sarebbe stata violata la legge va dal marzo 2007 al marzo 2008, periodo in cui Telecom Italia avrebbe avuto un vantaggio economico di 22 milioni di euro.
I dipendenti accusati sono il dirigente che dal 2007 al 2009 è stato responsabile del canale etnico di Telecom e i responsabili dell’area nord e dell’area sud sempre di questo settore che in seguito venne chiuso. I dipendenti e i rivenditori avrebbero avuto incentivi economici dalla vendita di sim card (si parla di alcuni milioni dun unità) registrate con nomi inesistenti.
Ai rivenditori Telecom (sparsi per tutto il territorio nazionale) viene contestato il concorso con i dipendenti del gruppo solo per i reati fine (quindi non l’associazione).
Intanto, su questa vicenda spinosa, Telecom Italia si è dichiarata parte lesa, come recita una nota stessa dell’azienda ricordando di aver presentato denunce fin dal 2008. In particolare, l’azienda guidata da Franco Bernabè chiarisce che: “L’atto in questione è stato notificato al dott. Marco Patuano nella sua esclusiva qualità di rappresentante legale della Società, che aveva presentato già nel 2008, in qualità di parte offesa, due atti di denuncia-querela e sin dalla fase di avvio delle indagini aveva provveduto a sospendere i 14 dipendenti (nessuno dei quali dirigente) che risultavano all’epoca coinvolti e che risultano oggetto dell’attuale procedimento giudiziario. Fin da quell’anno, la Società ha posto in essere una incisiva serie di azioni per porre rimedio a tale situazione”.
Telecom Italia ha reso noto anche di volersi costituire parte civile nei confronti di tutti gli imputati.