Nessun crollo per le top 250 aziende mondiali di prodotti di consumo. Mentre si sente parlare in continuazione di crisi economica, profitti in calo e aziende pronte al fallimento, le grandi realtà di tutto il mondo tengono duro e riescono a mantenere i propri profitti e le vendite. Insomma, pare che la crisi non abbia intaccato queste realtà ben solide tra cui figurano 6 società italiane: Ferrero, Pirelli, Parmalat, Barilla, Indesit e Perfetti Van Melle. Posizionate tra l’82mo e il 218mo posto, queste società mantengono alto l’onore della Penisola.
Questa fotografia della situazione attuale emerge dal nuovo studio “Global Powers of Consumer Products 2012” pubblicato da Deloitte: lo studio della società di consulenza, che stila la classifica mondiale sulla base delle vendite delle società produttrici di beni di consumo, rileva che le vendite nette nell’anno fiscale 2010 sono cresciute ad un tasso composto dell’8,4%, arrivando a superare i 2,8 milioni di miliardi di dollari. Lo studio svela inoltre che l’80% delle società prese in esame ha registrato un incremento delle vendite durante l’ultimo esercizio fiscale.
Rimangono invariate le prime 5 posizioni, con Samsung che si conferma leader della classifica, seguita da Nestlè, Panasonic, Procter & Gamble e Sony. Prosegue la grande scalata di Apple che, grazie a una crescita dei ricavi del 52%, raggiunge la sesta posizione e si candida per entrare nell’ambito e finora incontrastato “regno” delle top5.
Come si diceva, nella top 250 mondiale appaiono sei gruppi italiani cosi posizionati: Ferrero (82º) – prima delle italiane -, Pirelli (109º), Parmalat (123º), Barilla (135º), Indesit (176º) e Perfetti Van Melle (218º).
“Ancorché ben cinque dei sei gruppi italiani abbiano visto aumentare le proprie vendite e migliorare margini e profittabilità, la perdita di posizioni in classifica testimonia la difficoltà del bacino del Mediterraneo – dichiara Dario Righetti, partner Deloitte e responsabile nazionale per il settore del Consumer Business. Infatti tali risultati sono in linea con le performance dei distributori, nettamente migliori in Medio Oriente, Sud America e Asia rispetto all’Eurozona”.