Il progressivo aumento dei tassi di interesse bancari sta mettendo alle strette numerose aziende, al punto che a fine anno potrebbe costare fino a 7 miliardi di euro. I dati della Cgia di Mestre si basano sull’analisi dei dati di Bankitalia dell’indebitamento delle aziende italiane che è di 916,7 miliardi di euro considerando il secondo semestre del 2011 e l’inizio del 2012.
Considerando infatti il tasso di interesse medio applicato dalle banche sul territorio nazionale si vede come l’aumento dello 0,76% sia la causa di questo aggravio di spesa per le aziende: dal 5,7% medio di giugno 2011 si è passato infatti al 6,5% di gennaio. E questo incremento, legato anche all’aumento del rischio di solvibilità dei clienti, ha portato a un aumento degli interessi dovuti dalle aziende che è passato da 52 a 59 miliardi di euro.
“Con la speranza che nei prossimi mesi tale tasso diminuisca – ha detto Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia – la cosa preoccupante è che per il momento l’aumento del costo del denaro ha portato a una diminuzione dei prestiti alle imprese italiane che in soli 6 mesi sono scesi dell’1,4% aprendo le porte alle attività criminali legate a usura e riciclaggio che nel triennio 2008-2011 sono aumentate del 243,6%”. In base ai dati, il 40% di tali attività illecite – per le quali il totale dei casi segnalati nel 2008 erano 14.069 contro i 48.344 del 2011 – sono concentrate nelle province di Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna.
Il calo dei prestiti erogati alle aziende è particolarmente elevato nel Lazio e in Calabria, con cali del 4 e del 5,3%. Le regioni dove i tassi sono aumentati maggiormente sono il Veneto (+0,88%) seguito dalla Campania (+0,86%) mentre in Trentino la crescita si è limitata a un +0,51%. Dei 7 miliardi di aggravio di spesa per l’aumento dei tassi, 2 miliardi saranno dovuti dalle aziende della Lombardia, 881,4 milioni di euro da quelle del Veneto e 831 da quelle del Lazio.