In Italia i precari sono più di 3,3 milioni e guadagnano in media 838 euro al mese. Questa fotografia di una grossa fetta del mercato del lavoro arriva dal centro studi della Cgia di Mestre, che ha analizzato in dettaglio questa categoria di aspiranti dipendenti di azienda, che non hanno un contratto a tempo indeterminato e che da un momento all’altro potrebbero vedere interrotta la propria prestazione.
Quello che emerge è anche che i precari appartengono a tutte le fasce “culturali”: ci sono i laureati, che rappresentano il 15% ossia circa 3 volte meno dei diplomati, che sono il 46% del totale. Il restante 39%, invece, è rappresentato da persone con la licenza media, per un totale di 3.315.580 precari, con stipendo che nel caso dei maschi tocca in media i 927 euro mentre per le donne arriva a 759 euro.
Circa 1 su 3 lavora nel pubblico impiego e nella maggior parte dei casi lavora in regioni del sud Italia, che da sole assorbono 1.108.000 precari, pari al 35,1% del totale, con percentuali maggiori in Calabria, Sardegna, Sicilia e Puglia dove in rapporto agli occupati totali raggiungono percentuali, rispettivamente, del 21,2%, del 20,4%, del 19,9% e del 19,8%.
Nella scuola e nella sanità si raggiungono numeri particolarmente elevati, con 514.814 unità contro le 477.299 che lavorano nei servizi pubblici e in quelli sociali. Se nel gruppo si includono anche i 119.000 che sono occupati direttamente nella Pubblica amministrazione (Stato, Regioni, province, comuni), il 34% del totale dei precari italiani è alle dipendenze di un soggetto pubblico. Gli altri settori che registrano una forte presenza di questi lavoratori atipici sono il commercio (436.842), i servizi alle imprese (414.672) e gli alberghi ed i ristoranti (337.379).