Confindustria lancia l’allarme sulla tenuta del sistema bancario europeo. Una nota del Centro Studi, a firma di Ciro Rapacciuolo, sottolinea che “il sistema bancario di Eurolandia ha crepe che rischiano di ampliarsi sempre più man mano che la crisi della moneta unica si acuisce” ecco perché viene chiesto il varo urgente dell’unione bancaria anche perché l’intervento straordinario della Bce, che ha evitato il cosiddetto ‘ credit crunch’, “in molti casi non basta più”.
L’analisi continua suggerendo perciò l’acquisto massiccio di titoli pubblici attraverso lo strumento dello scudo per calmierare lo spread in modo tale da sostenere i bilanci delle banche. Le difficoltà per le banche dei Paesi ‘Piigs’ (Portogallo, Italia, Irlanda, Gregia, Spagna) starebbero tutti nella perdita del valore “dei titoli pubblici in portafoglio, della riduzione della raccolta mediante i depositi, della frammentazione del mercato interbancario dell’Eurozona, a cui non hanno più accesso, dello scarso e costoso ricorso al mercato finanziario per l’emissione di obbligazioni, delle perdite sui prestiti provocate dalla recessione e degli obblighi regolamentari imposti dalle nuove normative internazionali di aumentare i ratio patrimoniali”, si legge nella nota.
Un altro problema da fronteggiare per le banche è la riduzione sempre più marcata della raccolta. Infatti, mettendo a confronto i dati di maggio di quest’anno con quelli di due anni fa, si registra una riduzione in Italia dei depositi in conti corrente del 7,2%, pari complessivamente a 55 miliardi. I dati evidenziano che il calo è stato registrato del 29,3% in Grecia (28 miliardi di euro), del 13,1% in Portogallo (7 miliardi) e del 9,7% in Irlanda (8 miliardi). Diminuzione della raccolta anche in Spagna (-0,9% pari a -4 miliardi) e in Belgio (-1,7% pari a -2 miliardi di euro).
Al lato opposto, i depositi nelle banche di Germania, Olanda e Austria è aumentato, raggiungendo un picco storico del mese di maggio scorso.