Cresce nei primi 6 mesi del 2012 il numero delle procedure fallimentari aperte dalle imprese mentre a causa delle crisi salgono in modo preoccupante i casi di concordati preventivi che registrano un aumento dell’11,6% su base annua.
E’ quanto attesta l’analisi effettuata dall’Osservatorio sulla crisi d’impresa Cerved Group che nel secondo trimestre del 2012 rileva però una diminuzione del 3,2% dei fallimenti rispetto allo stesso periodo del 2011. Ciò nondimeno in termini assoluti il livello default aziendali resta alto.
“Nei primi sei mesi di quest’anno si contano 6.500 procedure – dichiara Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato di Cerved Group – un valore che supera quello dello stesso periodo del 2011, anno record per i fallimenti”. Il momento sembra particolarmente critico per l’economia italiana, aggiunge, e “la recessione iniziata nella seconda metà del 2011 sta investendo un sistema di imprese già indebolito dalla prima fase della crisi, seguita da una ripresa troppo debole e breve”.
La stragrande maggioranza dei default riguardano le società di capitali con un incremento del 4,6% nel primo semestre 2012 mentre per le società di persone e individuali la tendenza è alla diminuzione, evidenziando rispettivamente una percentuale di – 7,3% e – 9,8%. I settori che più contribuiscono a far aumentare i fallimenti sono quelli delle costruzioni, +4,8%, dei servizi, +1,2%, differentemente dal comparto dell’industria che è controtendenza un – 8,6%.
A livello regionale la situazione si presenta molto diversificata : se nel Nord Ovest (+5,5%) e nel Centro (+7,1%) le procedure fallimentari continuano a crescere, nel Nord Est e nel Sud si riducono del 9,8 e dell’1,7%.
Ma il dato più significativo è costituito dalla crescita dei concordati preventivi con i quali un’impresa cerca di trovare un accordo con i creditori per evitare il fallimento e superare il momento di crisi: nel primi semestre 2012 sono 575 le procedure aperte, un vero e proprio boom nel settore dell’edilizia (+49%), contro le 518 dell’anno scorso (+11,6%).
Questo fenomeno è importante perché interessa aziende mediamente più grandi con ricadute più negative su occupazione e indotto e potrebbe indicare un ulteriore deterioramento del sistema produttivo con un successivo aumento dei fallimenti.