Il Mezzogiorno è a rischio desertificazione industriale e segregazione occupazionale. E’ il grido di allarme lanciato dal rapporto Svimez 2012 sull’economia del Sud Italia che fotografa una situazione desolante in cui aumenta recessione e disoccupazione, i consumi non crescono da 4 anni e crollano gli investimenti.
Il divario con le altre regioni del paese si approfondisce ed è aggravato dalle ultime manovre approvate dal precedente e dall’attuale Governo che hanno un impatto complessivo sul Pil più pesante nel Mezzogiorno rispetto al Centro e al Nord. Secondo la valutazione dell’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno (Svimez) la ricaduta depressiva sul Pil nazionale sarebbe dell’1,1% ma assai differente a livello territoriale: 0,8% nelle regioni centro settentrionali e 2,1 punti percentuali in quelle meridionali.
Nel giro di 5 anni, dal 2007 al 2012, il Pil del Mezzogiorno è crollato del 10%, tornando ai livelli di 15 anni fa, del 1997. Tuttavia, sul piano territoriale ci sono delle differenze con segni positivi nel 2011 per regioni come Abruzzo, Sardegna e Puglia. In termini di Pil pro capite nel 2011 il Mezzogiorno ha confermato lo stesso livello del 57,7% del valore del centro Nord del 2010. In un decennio il recupero del gap è stato soltanto di un punto e mezzo percentuale, dal 56,1% al 57,7%. Continuando così occorrerebbero 400 anni per colmare lo svantaggio che separa il Sud dal Nord.
Un aspetto ancora più inquietante sottolineato dal rapporto Svimez è costituito dall’arretramento delle attività industriali del meridione che rischiano l’estinzione. Negli ultimi 4 anni, dal 2007 al 2011, l’industria al Sud ha perso 147.000 unità (-15,5%), il triplo del Centro-Nord (-5,5%). In forte discesa anche gli investimenti fissi lordi, -4,9% nel 2011, e -1,3% del resto del Paese. Lo scenario è quello di una profonda e continua de-industrializzazione.
L’emergenza si misura anche sull’occupazione. Il tasso di disoccupazione effettivo al Sud, considerati i disoccupati impliciti, è del 25,6% contro il 10% del Centro-Nord. Inoltre si estende l’area del lavoro irregolare, circa 1.200.000 unità, e tende a crescere di nuovo l’emigrazione: in 10 anni oltre 1.350.000 persone hanno abbandonato il Mezzogiorno. Per il genere femminile infine si riscontra un fenomeno di vera e propria segregazione occupazionale con due donne meridionali su tre colpite da inattività.
Secondo la Svimez bisogna delineare al più presto un progetto per il paese con misure per la crescita che sviluppino infrastrutture, e innovazione tecnologica e digitale, rafforzino l’industria manifatturiera e culturale, potenzino l’economia sostenibile e favoriscano servizi avanzati e impresa sociale.