La maggior parte dei mercati mondiali sono tuttora in correzione, si muovono, cioè, entro pattern di prezzo già collaudati. Sono entrati in questa fase da circa metà-fine aprile di quest’anno. Per chi si è trovato ad investire in questi mesi avrà visto i propri risparmi crescere e diminuire senza alcuna chiara direzione. All’origine di questa situazione certamente ci sono stati dapprima i timori per l’indebitamento dei Paesi Europei e in seconda battuta le preoccupazioni per la crescita economica degli USA.
Tuttavia non tutto il male vien per nuocere. In primo luogo perché chi ha investito in questa fase si trova ancora nella direzione giusta del mercato e non deve temere, in secondo luogo perché l’attuale fase di mercato ci porta inevitabilmente a fare ulteriori considerazioni.
È molto probabile che i mercati dei Paesi Avanzati restino volatili ancora per molto tempo, tanto più che qualche importante società di investimento ha ipotizzato un’inversione di tendenza relativamente alla volatilità di mercato, prevedendo alti tassi di volatilità nei Paesi Avanzati e, contrariamente alle attese e al passato, bassa volatilità in alcuni di quelli Emergenti. Queste considerazioni li hanno portati ad alleggerire, già da molto tempo, le loro posizioni e la loro esposizione al rischio nei Paesi Avanzati e ad accrescerla nei Paesi Emergenti, considerando anche che questi sono interessanti anche per altri motivi: i tassi di crescita (la crescita del Pil nei paesi sviluppati è suscettibile di superare mediamente il 6,3% nel 2010) superiori rispetto alle economie dei paesi sviluppati, con una domanda interna crescente e fiorente e un rapporto Deficit/Pil minore.
Per questi motivi, già, da molto tempo si sente parlare di BRIC, cioè di Brasile, Russia, India e Cina. Nonostante i loro fondamentali restano e sono solidi, è evidente la loro disparità di condizioni macroeconomiche e che non tutti hanno presentato la stessa forza di resistenza a questa ondata correttiva.
Il nostro intento è quello di analizzare alcuni di questi Paesi, cercando di capire quale potrebbe la giusta ottica temporale d’investimento. È nostro desiderio, inoltre, approdare a quello che già da tempo sta avvenendo nei mercati finanziari, cioè la ricerca di nuovi e altrettanto promettenti paesi Emergenti. Partiamo, pertanto, dal Brasile e dalla Russia.
Il Brasile un’economia ben diversificata e largamente guidata dalla domanda interna, in cui l’export conta per meno di un quarto del GDP. Ed è stata appunto questa forza interna del mercato una delle ragioni per cui la sua economia ha recuperato più velocemente. Inoltre, si tenga conto che il Brasile è un produttore chiave ed esportatore di commodities e potrebbe beneficiarne alla lunga della crescita della domanda globale, in primo luogo proveniente dai mercati Asiatici.
Tuttavia risente nel breve periodo di un’economia in surriscaldamento (al Bovespa, l’indice Brasiliano, manca quasi l’8% per raggiungere i massimi del Maggio del 2008) e dall’altro lato del rischio di rallentamento degli investimenti cinesi e del calo dei prezzi delle materie prime. È molto dipendente, inoltre, da quello che avviene nel mercato USA. Per tal motivo potrebbe ritornare ad essere un mercato interessante, qualora si presentino almeno due condizioni favorevoli: la ripresa economia dei mercati USA e congiuntamente della Cina. Intanto la forza della sua economia interna non è passata inosservata nemmeno in seno all’indice Msci Brazil, che ha conosciuto negli anni dei ribilanciamenti. Il benchmark ha infatti aumentato molto l’esposizione verso il settore finanziario e industriale, a scapito delle commodity e dei titoli telecom.
La Russia, d’altro canto, è un paese ancora troppo dipendente dall’estrazione e dalla commercializzazione di gas naturali e di petrolio. È anche il terzo più grande esportatore di acciaio e di alluminio. Presenta, purtroppo, una situazione politica interna non stabile e dominata dalla corruzione. È evidente che, alla lunga, potrebbe comunque beneficiarne delle sue riserve naturali, essendone molti Paesi Emergenti affamati. Ma per creare un’economia maggiormente stabile il governo russo ha bisogno di diversificare e integrare la produzione attuale con altri manufatti e servizi.
La nostra opinione relativamente a questi due paesi è pertanto di neutralità nel breve periodo, mancando ancora, almeno per il Brasile, la realizzazione delle due sopracitate precondizioni.