Alla fine, la Banca del Giappone è intervenuta. Quando in Italia erano le 3.30 di notte, (le 10.30 del mattino nel paese del Sol Levante), l’istituto centrale nipponico ha dato il via a un’operazione sul mercato, vendendo yen per la prima volta in sei anni (non succedeva dal 2004).
Il Giappone «non poteva tollerare gli effetti della risalita dello yen sull’economia», ha spiegato molto sinteticamente il ministro delle Finanze Yoshihiko Noda. La forza della valuta nipponica stava pesando eccessivamente sulla congiuntura che, come in tutti gli altri paesi del mondo, sta vivendo la delicata fase dell’uscita dalla crisi e della ripresa.
«Ci sono crescenti incertezze sul futuro, specialmente per l’economia americana, e i mercati azionari e valutari sono instabili. In queste circostanze, il rischio di indebolimento dell’economia giapponese merita attenzione», si legge nel comunicato della Banca centrale nipponica.
Immediati gli effetti sui mercati valutari di tutti il mondo. Il dollaro, che da giorni viaggiava sui livelli più bassi da 15 anni sullo yen e che aveva appena toccato un minimo a 82,87, ha iniziato a salire, tornando sopra quota 85. Ha chiuso la sessione asiatica a 85,17 dopo aver toccato un massimo a 85,53. Si sono mosse al rialzo anche le altre valure, l’euro, la sterlina inglese, il dollaro australiano. In particolare la moneta unica, che precedentemente era scivolata a 107,75, è risalita a 110,45, con un incremento superiore al 2% sulla valuta nipponica, e stamattina sui mercati europei si muoveva a 110,10.
La Banca del Giappone non ha comunicato l’entità della manovra messa in atto. I trader parlano di una vendita intorno ai 300-500 miliardi di yen, che equivalgono a 3,6-6 miliardi di dollari, ma ci sono report che invece indicano una somma intorno ai 100 miliardi di yen.
Il ministro delle Finanze, annunciando l’intervento sui mercati, ha aggiunto: «continueremo a vigilare». E ora un po’ in tutto il mondo gli operatori e gli esperti si chiedono se in vista possano esserci nuove operazioni analoghe.
L’ipotesi è probabile secondo Adam Cole, strategist di RBC Capital Markets: «penso che continueremo a vedere acquisti da parte delle autotorità sul dollaro/yen nel breve periodo», ha spiegato, anche se ha aggiunto di non essere «sicuro che questa politica durerà a lungo, perchè questa amministrazione è meno interventista di quella in carica nel 2004».
Gli effetti della manovra si sono visti anche sull’azionario. Alla borsa di Tokyo il Nikkei ha chiuso con un sostenuto rialzo del 2,34% punti, a 9mila 516,56 punti, il livello più alto dal 10 agosto scorso. Fra i titoli, ne hanno tratto vantaggio in particolare le aziende fortemente orientate all’export: Toyota ha guadagnato il 3,8%, Honda il 4%, Sony il 4,1%.